“La maschera è il volto dell’uomo che vuole apparire diverso da ciò che è.” Carl Jung
Nella vita quotidiana, spesso ci ritroviamo a indossare delle maschere, non in senso fisico, ma come simbolo di ruoli e comportamenti che adottiamo per adattarci agli altri o per proteggere una parte di noi stessi. Queste maschere ci permettono di navigare attraverso le diverse sfere sociali, in famiglia, al lavoro, con gli amici, dove talvolta è necessario conformarsi a determinati standard o aspettative. Se da un lato l’indossare una maschera può risultare una forma di protezione, difendendo le vulnerabilità e insicurezze, dall’altro può anche portare a una perdita di autenticità. Nel lungo periodo, mantenere una facciata che non corrisponde al nostro vero io può generare un senso di frustrazione e alienazione.
Le maschere, nel loro significato simbolico, vanno ben oltre il semplice oggetto fisico che copre il volto. Rappresentano una costruzione di ruoli, comportamenti e personalità che le persone assumono in diverse situazioni della vita quotidiana. Ogni individuo, infatti, è spesso chiamato a indossare una maschera per rispondere alle aspettative di chi lo circonda, adattandosi ai vari contesti sociali. Questo atto di indossare una maschera non è sempre consapevole, ma è spinto da un desiderio di conformarsi, di appartenere a un gruppo o di essere accettati. La maschera che mostriamo a un colloquio di lavoro è diversa da quella che sfoggiamo con i nostri amici o con i nostri genitori; quella che adottiamo in un contesto formale è un’altra ancora.
Oltre a queste maschere sociali, esistono anche maschere psicologiche, più sottili. Le maschere psicologiche sono i modi in cui nascondiamo o alteriamo parti di noi stessi, come emozioni, pensieri o vulnerabilità, per proteggere il nostro io più profondo. Queste maschere, in alcuni casi, sono la risposta alla paura del giudizio, alla paura di non essere accettati o compresi. La persona che, per esempio, finge di essere sempre forte e sicura, nasconde spesso un profondo bisogno di supporto e affetto, temendo che la propria fragilità possa essere vista come una debolezza. Allo stesso modo, chi nasconde la propria vera personalità o i propri desideri per adeguarsi alle aspettative sociali rischia di perdere il contatto con ciò che è veramente importante per lui, vivendo in un perpetuo stato di conflitto interno. Le maschere sociali non sono necessariamente negative; possono aiutare a navigare situazioni complesse, ma la chiave è sapere quando abbassarle.
In psicologia, il concetto di maschera è legato all’idea di persona, un termine coniato da Carl Jung. Jung descrive la persona come una maschera sociale che una persona indossa per adattarsi alle aspettative degli altri. Per lui, la persona è ciò che mostriamo al mondo, ma non è la nostra essenza autentica. Ciò che siamo veramente si trova sotto questa maschera.
Le maschere sono state utilizzate per secoli in molte culture, come simbolo di trasformazione, protezione e comunicazione. Nei riti tribali, le maschere erano spesso utilizzate per diventare un altro spirito o una divinità, rappresentando un potente strumento di connessione con l’ignoto e il sacro. Il Carnevale, ad esempio, è un’occasione in cui le persone possono indossare maschere per abbattere le barriere sociali e vivere una sorta di liberazione temporanea dalle proprie responsabilità quotidiane.
Anche il teatro classico greco e quello romano sono famosi per l’uso di maschere che rappresentano diversi personaggi. In alcuni casi, attori indossavano maschere per recitare ruoli di divinità o eroi, dando vita a personaggi che esprimevano emozioni amplificate. Le maschere teatrali permettevano agli attori di assumere una distanza emotiva dai loro personaggi, aumentando il potere simbolico di ciò che veniva rappresentato.
Perché si indossano delle maschere nella vita
“L’uomo è l’unico animale che può indossare una maschera senza mai togliersela.” Marcel Proust
L’autoprotezione è una delle principali motivazioni che spinge a nascondere una parte di sé stessi dietro una maschera. La vulnerabilità è spesso vista come una debolezza, e per molti è difficile accettare l’idea di mostrare le proprie fragilità agli altri. Così, indossare una maschera diventa una forma di difesa, un meccanismo di protezione che permette di evitare di esporsi a possibili ferite emotive. Questo accade soprattutto quando si temono il giudizio o la critica, o quando il passato ha insegnato che essere aperti o sinceri può renderci vulnerabili agli altri. La maschera, quindi, diventa un’armatura che protegge dal mondo esterno, ma al contempo isola dalla possibilità di connessioni autentiche.
Un altro motivo è l’adattamento sociale. Ogni società ha le sue norme e aspettative, e spesso sentiamo la necessità di adeguarci a esse per essere accettati. In famiglia, al lavoro, tra gli amici, siamo costantemente chiamati a recitare ruoli che ci permettano di inserirci in un determinato contesto. A volte questo adattamento è naturale e addirittura necessario, ma può anche portarci a nascondere chi siamo davvero.
In alcuni casi, le maschere vengono indossate non solo per adattarsi, ma anche per manipolare la percezione degli altri. Le persone, infatti, talvolta utilizzano le maschere per ingannare o per controllare l’immagine che gli altri hanno di loro. Questo avviene quando il desiderio di sembrare diversi da ciò che siamo diventa più forte del bisogno di autenticità.
Infine, la maschera è anche un mezzo per nascondere le insicurezze e proteggere l’autostima. Molte persone indossano una maschera per sembrare perfette o per mostrare un’immagine di successo, anche quando dentro si sentono inadeguate. Queste maschere sono costruite con il fine di nascondere difetti, insicurezze e paure. Per esempio, una persona che si sente insicura sul proprio aspetto può adottare una maschera di grande fiducia, mentre chi teme di non essere all’altezza potrebbe presentarsi come un esperto nel suo campo. La maschera diventa così un modo per proteggere la propria autostima, ma, paradossalmente, è proprio questa facciata che, se troppo rigida, finisce per minare il nostro benessere, impedendoci di essere autentici.
Indossare maschere nella vita non è sempre negativo. In alcuni casi, può rappresentare una strategia di adattamento temporanea e necessaria, come quando ci troviamo a dover affrontare una situazione nuova o difficile. Tuttavia, quando le maschere diventano un’abitudine o un meccanismo costante, possono portare a una disconnessione da noi stessi e dalle persone intorno a noi.
Il rischio di indossare delle maschere
“Il più grande inganno che possiamo fare a noi stessi è indossare una maschera che non ci appartiene.” Oscar Wilde
Il rischio di indossare maschere nella vita è che, con il tempo, si può perdere il contatto con la propria autenticità. Quando ci abituiamo troppo a recitare un ruolo o a mostrare una versione di noi stessi che non corrisponde a chi siamo davvero, rischiamo di smarrire la nostra vera essenza. La maschera, inizialmente pensata come una protezione o una risposta alle aspettative esterne, diventa un elemento che ci separa dal nostro io più profondo. Ciò può generare un senso di frustrazione, di disconnessione e un continuo malessere interiore. Sentiamo di vivere in modo falso, come se ci stessimo nascondendo dietro una facciata che non ci rappresenta veramente, e questo crea una tensione emotiva che può farsi sempre più opprimente.
Oltre alla perdita di autenticità, mantenere una maschera richiede un impegno costante che può sfociare in stress psicologico. Ogni volta che nascondiamo una parte di noi stessi, dobbiamo usare energia per mantenere quella facciata, per recitare e per non far emergere ciò che realmente sentiamo o pensiamo. Questo atto continuo di dissimulazione può diventare estenuante, e alla lunga, può portare a un vero e proprio burnout emotivo. Le risorse psicologiche si esauriscono quando ci obblighiamo a vivere in modo non congruente con chi siamo, e questo può sfociare in ansia, depressione o una sensazione generale di esaurimento mentale.
Inoltre, un altro rischio significativo legato all’indossare maschere è che le relazioni che costruiamo diventino superficiali. Quando presentiamo una versione filtrata di noi stessi, basata su ciò che pensiamo che gli altri vogliano vedere, non diamo loro la possibilità di conoscere la nostra vera natura. Le connessioni genuine, che si formano attraverso la vulnerabilità e l’autenticità, vengono ostacolate. La comunicazione diventa più difficile e meno profonda, perché ciò che viene percepito dall’altro non è un riflesso genuino della nostra personalità, ma solo una proiezione studiata per evitare il giudizio o l’accettazione. Questo tipo di relazioni può sembrare soddisfacente nel breve periodo, ma a lungo andare porta a un senso di solitudine, perché ci manca la profondità che solo un legame autentico è in grado di offrire.
Come liberarsi dalle maschere nella vita
“Le maschere sono per nascondere le ferite, ma è solo quando le togliamo che possiamo guarire.” John Green
Liberarsi dalle maschere nella vita può sembrare un’impresa ardua, soprattutto perché spesso sono parte integrante di ciò che crediamo di essere. Tuttavia, molte tradizioni spirituali e filosofiche suggeriscono che abbandonare queste facciate porta non solo a una maggiore autenticità, ma anche a una vita più soddisfacente e serena. La filosofia zen, ad esempio, offre una guida preziosa in questo processo, enfatizzando l’importanza di accettare la propria natura senza maschere, senza l’illusione del sé ideale che spesso ci costruiamo per apparire più accettabili o perfetti agli occhi degli altri. Questo approccio non solo ci invita a liberarci delle false costruzioni, ma ci sprona anche a vivere in un modo più genuino e in sintonia con il nostro essere più profondo.
Nel contesto dello zen, il concetto di wu wei (azione senza sforzo) ci insegna che l’autenticità nasce quando smettiamo di lottare contro ciò che siamo, accogliendo le nostre imperfezioni e le nostre vulnerabilità. La liberazione dalle maschere è un atto di resa, non di forzatura: è l’abbandono dell’idea che dobbiamo essere qualcosa di diverso da ciò che siamo nel momento presente. Vivere senza maschere significa non nascondere i nostri pensieri, le nostre emozioni o le nostre insicurezze, ma accettarli come parte integrante della nostra umanità. Questo non solo ci rende più liberi, ma ci aiuta anche a percepire il mondo con maggiore lucidità e connessione.
Un altro passo fondamentale per liberarsi dalle maschere è l’auto-riflessione. Guardarsi dentro e interrogarsi su cosa ci spinge a nascondere la nostra vera essenza è il primo passo per rompere il ciclo di dissimulazione. Spesso, indossiamo maschere per paura del giudizio o per proteggerci da esperienze dolorose del passato. Il processo di autocomprensione ci permette di identificare questi schemi e di iniziare a fare scelte più consapevoli. La pratica della meditazione, ad esempio, è uno strumento potentissimo in questo percorso. Aiuta a diventare più consapevoli dei propri pensieri e sentimenti, senza giudicarli, accogliendo la propria realtà senza la necessità di modificarla o nasconderla.
Inoltre, è essenziale imparare a dare valore alla vulnerabilità. Vivere senza maschere significa essere disposti a mostrare la parte più fragile e imperfetta di noi stessi, senza paura che gli altri ci rifiutino o ci considerino deboli. Paradossalmente, è proprio attraverso la vulnerabilità che si creano legami più profondi e autentici. Le persone tendono a sentirsi più connesse a chi mostra le proprie debolezze con sincerità, perché questo crea un senso di fiducia reciproca e di accettazione. In questo modo, le relazioni diventano meno superficiali e più genuine, poiché sono basate sulla realtà e non sulla facciata di perfezione che troppo spesso siamo tentati di indossare.
Liberarsi dalle maschere richiede anche il coraggio di affrontare le proprie paure. La paura di non essere abbastanza, di essere rifiutati o di non soddisfare le aspettative altrui ci spinge a costruire false immagini di noi stessi. Ma il vero coraggio sta nel riconoscere che siamo già sufficienti così come siamo, con tutte le nostre imperfezioni e i nostri limiti. Imparare ad accogliere sé stessi senza critiche interne o giudizi esterni è una parte fondamentale di questo processo. Quando ci permettiamo di essere autentici, non solo diventiamo più liberi, ma scopriamo anche una profonda connessione con gli altri, che ci accolgono non per l’immagine che proiettiamo, ma per chi siamo veramente.
Maschere come strumenti di crescita personale
“Indossiamo maschere perché non siamo abbastanza forti da mostrarci vulnerabili.” Brene Brown
Le maschere, sebbene spesso siano associate a concetti negativi come la dissimulazione e la falsità, possono in realtà diventare strumenti utili nel percorso di crescita personale. In alcuni contesti, indossare una maschera non implica necessariamente una perdita di autenticità, ma piuttosto una forma temporanea di adattamento che permette di affrontare situazioni particolari con maggiore efficacia. Ad esempio, in un colloquio di lavoro, adottare una postura sicura e professionale può rappresentare un ruolo utile per presentarsi al meglio e raggiungere l’obiettivo di ottenere il lavoro. Allo stesso modo, un artista può indossare una maschera durante una performance per rappresentare un personaggio o esplorare un tema che risveglia emozioni e pensieri al di fuori della propria quotidianità. In questi casi, la maschera non solo non compromette l’autenticità, ma può diventare uno strumento per veicolare una parte di sé che, altrimenti, resterebbe inascoltata. La chiave in queste situazioni è la consapevolezza: si può scegliere di “indossare” temporaneamente un ruolo senza perdere il contatto con la propria essenza.
In altri momenti della vita, le maschere possono essere utilizzate come strumenti di esplorazione personale. Ad esempio, una persona che si trova in una fase di cambiamento o che sta cercando di affrontare una sfida importante, può decidere di adottare una nuova maschera per esplorare parti di sé che non ha mai osato mostrare o che non aveva mai avuto occasione di scoprire. Questo può accadere quando si intraprende una nuova carriera, quando si decide di provare un nuovo stile di vita o anche quando si cambia profondamente il proprio modo di pensare e agire. Le maschere, in questo caso, diventano strumenti di crescita, poiché permettono di uscire dalla zona di comfort e di esplorare dimensioni di sé che prima erano sconosciute o non comprese. Questi ruoli temporanei, quindi, possono aprire la porta a nuove scoperte, arricchendo il nostro bagaglio di esperienze e conoscenze.
Allo stesso tempo, le maschere giocano un ruolo importante nei processi di cambiamento e trasformazione personale. Infatti, a un certo punto della vita, può emergere il desiderio di liberarsi dalle maschere, di abbandonare i ruoli che abbiamo recitato per anni e di abbracciare la nostra vera identità. Questo è spesso un passaggio cruciale nel percorso di crescita, poiché implica l’abbandono delle false costruzioni che abbiamo adottato per adattarci alle aspettative altrui o per proteggere una parte di noi stessi. Liberarsi dalle maschere significa avvicinarsi a una vita più autentica, in cui non c’è bisogno di nascondere ciò che siamo veramente. È un processo che può essere doloroso, perché implica la rinuncia a certi meccanismi di difesa, ma è anche liberatorio. Abbracciare la propria vulnerabilità, le proprie debolezze e le proprie imperfezioni permette di sentirsi più completi e in sintonia con sé stessi.
Le maschere possono rivelarsi particolarmente utili nei momenti di crisi. Quando una persona attraversa un periodo di difficoltà o di dolore, può trovarsi a fronteggiare la necessità di abbandonare le proprie facciate per affrontare la realtà con maggiore onestà. La crisi, infatti, spesso costringe a confrontarsi con ciò che siamo davvero, senza più rifugiarsi dietro le maschere che ci proteggevano. Questo processo di svelamento può portare a una profonda trasformazione, poiché ci obbliga a essere sinceri con noi stessi e con gli altri. La difficoltà di un momento critico può diventare un’opportunità per riprendere contatto con la propria autenticità e per compiere passi significativi verso il cambiamento.
La maschera nella tecnologia
“Abbiamo paura di essere vulnerabili, di toglierci le maschere e mostrare chi siamo davvero.” Brené Brown
Nel mondo contemporaneo, le maschere non si limitano più a essere un fenomeno fisico o psicologico, ma si sono estese anche al digitale, dando vita a una nuova dimensione della maschera: quella virtuale. I social media, le piattaforme di messaggistica e altre forme di comunicazione online sono diventate arene in cui gli individui si costruiscono versioni curate e spesso idealizzate di sé stessi. Queste maschere virtuali sono alimentate dalla possibilità di selezionare e modificare le informazioni che desideriamo condividere con gli altri, mettendo in scena una vita che può sembrare perfetta, senza le imperfezioni che caratterizzano la realtà quotidiana.
Il fenomeno delle maschere sui social media è ormai ben noto: su piattaforme come Instagram, Facebook o TikTok, le persone condividono solo le immagini più appetibili della loro vita: momenti di felicità, successi professionali, viaggi esotici e immagini impeccabili di sé. Le foto vengono ritoccate, i contenuti vengono selezionati con cura, e si crea una rappresentazione quasi sempre positiva di sé stessi. A prima vista, queste maschere digitali possono sembrare inoffensive, se non addirittura benefiche: possiamo sentirci più sicuri e apprezzati quando otteniamo approvazione, tramite like, commenti positivi e condivisioni.
Tuttavia, la costruzione di questa identità virtuale, spesso filtrata e modellata, non è priva di rischi. La distorsione della realtà che ne deriva può influenzare profondamente il nostro modo di percepire noi stessi e gli altri. La continua esposizione a versioni idealizzate della vita altrui può portare a confronti incessanti e dannosi. Ci si sente, infatti, più insicuri, pensando che la propria vita sia meno interessante o meno perfetta rispetto a quella degli altri. Questo fenomeno può generare un circolo vizioso di insoddisfazione e frustrazione, dove l’autostima dipende esclusivamente dall’accettazione esterna. Non è raro che queste maschere digitali facciano sentire le persone più isolate, nonostante siano connesse a un vasto pubblico online, poiché si allontanano dalla propria autenticità e non riescono a condividere aspetti più genuini di sé.
Un altro aspetto della maschera nella tecnologia riguarda la comunicazione verbale online. Oggi, molte delle nostre conversazioni avvengono tramite messaggi, email o chat, e queste modalità di comunicazione offrono un terreno fertile per l’adozione di maschere psicologiche. Mentre nelle interazioni faccia a faccia le emozioni e i segnali non verbali (come il tono della voce, il linguaggio del corpo, le espressioni facciali) svolgono un ruolo cruciale, nella comunicazione digitale questi aspetti vengono a mancare. Ciò significa che possiamo scrivere e rispondere in modo che gli altri non vedano o non percepiscano le nostre emozioni più profonde, dando luogo a scambi di parole che possono sembrare più superficiali o, al contrario, estremamente costruiti.
Indossare le maschere nella vita e il coaching
“Quando ti guardi allo specchio e non vedi più la tua maschera, inizi a scoprire chi sei veramente.” Carlos Ruiz Zafón
Nel corso della nostra vita, ognuno di noi è chiamato a indossare maschere, sia fisiche che psicologiche, per affrontare le sfide quotidiane, soddisfare le aspettative degli altri o proteggersi da emozioni scomode. Queste maschere ci permettono di adattarci alle circostanze, ma spesso possono anche impedire una connessione autentica con noi stessi e con gli altri. Quando queste maschere diventano troppo radicate, ci possono portare a vivere una vita che non corrisponde alla nostra vera essenza, creando dissonanza interiore e un senso di frustrazione. È qui che il coaching entra in gioco, come un potente strumento di consapevolezza e trasformazione.
Il coaching aiuta le persone a esplorare e sviluppare il loro potenziale, raggiungendo obiettivi personali e professionali. In questo contesto, il coaching può essere un valido alleato per chi desidera esplorare le proprie maschere e, quando necessario, liberarsene per vivere in modo più autentico.
Un coach esperto lavora con il cliente per aiutarlo a riconoscere i ruoli e le facciate che ha assunto nel corso della sua vita, analizzando come queste maschere influenzano il suo comportamento, le sue relazioni e la sua percezione di sé.
Il primo passo nel coaching è la consapevolezza di sé. Spesso, le maschere che indossiamo diventano così parte integrante di noi da non rendercene nemmeno conto. Il coach aiuta il cliente a fare luce su questi schemi inconsci, invitandolo a esplorare le situazioni in cui si sente costretto a recitare un ruolo e a riflettere su come questo influisca sulla sua vita
La mindfulness è una tecnica che può essere estremamente utile nel processo di consapevolezza delle maschere. Il coach invita il cliente a praticare l’auto-osservazione, prestando attenzione ai momenti in cui si sente costretto a recitare un ruolo o a comportarsi in un modo che non gli è naturale. Prendersi una pausa per osservare i propri pensieri e sentimenti, senza giudicarli, aiuta a riconoscere i momenti in cui le maschere emergono e, quindi, a decidere se mantenerle o lasciarle andare.
Un altro esercizio utile è quello di esplorare i propri valori personali. Il coach guida il cliente a riflettere su ciò che è veramente importante per lui nella vita, al di là delle aspettative sociali o familiari. Quando il cliente è chiaro sui suoi valori fondamentali, è più facile vedere quando una maschera entra in gioco, come quella del piacere agli altri o della perfetta immagine pubblica, e riconoscere quando questi comportamenti sono in conflitto con il proprio sé autentico.
Il coaching offre un supporto fondamentale nel processo di consapevolezza. Quando le maschere vengono riconosciute e comprese, le persone possono decidere di indossarle in modo consapevole e temporaneo, quando necessario, ma senza permettere che esse dominino la propria vita. Con il giusto supporto, il coaching aiuta a riprendersi la propria autenticità, costruendo una vita più coerente con i propri valori e obiettivi.
Come diventare coach
Per diventare un coach professionista, è fondamentale seguire un corso di coaching riconosciuto e accreditato dalle principali associazioni del settore, come Asso.Co.Pro. (Associazione Coach Professionisti) e ICF (International Coaching Federation), che stabiliscono gli standard formativi e garantiscono che il percorso formativo offra le competenze necessarie per lavorare in modo professionale nel coaching.
Esistono diversi tipi di coaching, tra cui il life coaching, il business coaching e lo sport coaching, e le scuole di coaching offrono percorsi di formazione generali e corsi di specializzazione per ciascuna di queste aree.
Per life coach, il percorso formativo si concentra sul miglioramento della vita personale, mentre il business coach aiuta i professionisti a raggiungere obiettivi aziendali, e lo sport coach lavora con atleti per migliorare le loro performance.
Diventa un coach Professionista con Master Coach Italia
Se hai sempre desiderato intraprendere una carriera nel coaching, ma non sapevi da dove cominciare, Master Coach Italia (MCI) è la risposta alle tue aspirazioni. Con il corso online di coaching, offriamo una formazione completa e approfondita che ti fornirà tutte le competenze necessarie per diventare un coach professionista di successo ovunque ti trovi. Grazie a un programma strutturato in 16 moduli, avrai accesso a un percorso formativo che ti aiuterà non solo a sviluppare competenze specifiche, ma anche a intraprendere un viaggio di crescita personale che ti permetterà di aiutare gli altri a raggiungere i loro obiettivi.
Il nostro corso è pensato per chi desidera migliorare le proprie capacità comunicative, empatiche e relazionali. Che tu voglia applicare queste competenze a livello personale o professionale, il programma ti fornirà gli strumenti per crescere sia nella vita privata che nel mondo del lavoro. In particolare, se sei alla ricerca di un percorso che ti aiuti a raggiungere obiettivi lavorativi, professionali o anche di crescita interiore, questa è la formazione che fa per te.
La formazione teorico-pratica che offriamo è di 88 ore, un ampio percorso che ti permetterà di acquisire conoscenze pratiche e teoriche su tutto ciò che concerne il coaching. Inoltre, avrai un affiancamento costante durante l’inserimento nella professione, per aiutarti ad applicare quanto appreso e intraprendere il tuo cammino da coach con maggiore consapevolezza.
Alla fine del percorso, riceverai tre attestati riconosciuti, che certificano le tue competenze in PNL e coaching. Questi attestati ti apriranno le porte per lavorare come coach professionista e per essere iscritto nel registro Master Coach Italia. Inoltre, il nostro corso è riconosciuto da Asso.Co.Pro. (Associazione Coach Professionisti), il che ti permette di accedere al processo di iscrizione presso ICF (International Coaching Federation) e AICP (Associazione Italiana Coach Professionisti), due delle principali organizzazioni internazionali per coach professionisti.
La formazione continua è un elemento essenziale nel nostro programma. Infatti, Master Coach Italia offre un aggiornamento gratuito annuale, con 20 ore di formazione per assicurarti di rimanere sempre al passo con le novità nel campo del coaching. Inoltre, potrai partecipare gratuitamente al GYMNASIUM, una serie di laboratori di aggiornamento riservati esclusivamente ai nostri coach, per continuare a perfezionare le tue abilità e confrontarti con esperti del settore.
Ti consiglio un libro
“La felicità è una scelta” di Francesco Alberoni. In questo libro, Alberoni esplora come l’autenticità e la consapevolezza siano strumenti chiave per liberarsi dalle maschere che indossiamo nella vita quotidiana. Il libro invita a riflettere sulle dinamiche interiori e sociali che ci spingono a vivere secondo aspettative esterne, senza essere veramente noi stessi. Alberoni analizza come la consapevolezza delle proprie emozioni, dei propri desideri e dei propri limiti possa permettere un cambiamento profondo verso una vita più autentica e soddisfacente.
Il libro esplora l’importanza dell’autenticità e della vulnerabilità come strade per liberarsi dai condizionamenti sociali e per crescere emotivamente. In particolare, D’Avenia racconta il viaggio di un uomo alla ricerca della sua vera essenza, lontano dalle convenzioni e dalle maschere imposte dalla società.
Scuola di Coaching Master Coach Italia
Il nostro percorso formativo “Scuola di Coaching MCI” è riconosciuto da Asso.Co.Pro. (Associazione Coach Professionisti).
Le nostre sedi: Milano | Roma | Bari