La teoria dei sé possibili è un concetto affascinante che si colloca tra filosofia, psicologia e narrativa.

Essa esplora l’idea che ognuno di noi possa immaginare diverse versioni di se stesso, ognuna delle quali rappresenta un percorso di vita alternativo, influenzato da scelte, eventi e circostanze diverse.

Questa teoria ci consente di intervenire sul nostro futuro e di provare a determinarlo. Scopriamo nel dettaglio di cosa si tratta, quali sono i sè possibili e come usare questa teoria nel coaching e nella crescita personale.

Origini e Sviluppo

La teoria dei sé possibili è stata sviluppata principalmente dal psicologo e ricercatore Hazel Markus negli anni ’80. Markus ha introdotto l’idea che le persone non solo hanno una percezione del proprio sé attuale, ma anche delle rappresentazioni di sé futuri e alternativi. Questi “sé possibili” possono influenzare le nostre scelte, emozioni e comportamenti.

Tipi di Sé Possibili

La teoria dei sè possibili ha individuato alcuni specifici sè che ciascuna persona, tendenzialmente, immagina e proietta nel futuro.

Questi sè possibili sono:

  • Sé Ideale. Rappresenta la versione di noi stessi che aspiriamo a diventare. Include i nostri sogni, obiettivi e ambizioni. Si nutre di desiderio, speranza e fiducia in se stessi.
  • Sé Temuto. Questo è l’opposto del sé ideale. Rappresenta ciò che temiamo di diventare, come fallimenti o situazioni indesiderate. Si nutre, ovviamente, di paura, incertezza, dubbi e sfiducia in se stessi.
  • Sé Potenziale. Consiste in possibilità concrete che potremmo realizzare, basate sulle nostre capacità e opportunità attuali. Si basa sul senso di responsabilità e, soprattutto, sul nostro senso di autoefficacia.

Cos’è il Sé

Il sé è un costrutto psicologico che rappresenta la percezione che un individuo ha di se stesso. Include esperienze, emozioni, valori e identità. Il sé è influenzato da fattori interni come la personalità e l’autoefficacia, ma anche da fattori esterni come le interazioni sociali e le aspettative culturali.

Comprendere il sé è fondamentale per esplorare come ci vediamo e come interagiamo con il mondo.

Qui di seguito, puoi trovare alcuni dei principali riferimenti teorici rispetto al tema del sè.

William James – Io e Me

William James, uno dei fondatori della psicologia moderna, ha distinti due aspetti fondamentali del sé: l’“Io” e il “Me”. L’“Io” rappresenta l’aspetto attivo del sé, il soggetto che agisce e prova emozioni. Il “Me”, invece, è l’oggetto del pensiero, la parte di noi che viene osservata e giudicata.

Questa distinzione è cruciale per comprendere come percepiamo noi stessi e come gli altri ci percepiscono.

Cooley – Looking Glass Self

Charles Horton Cooley ha introdotto il concetto di looking glass self, che suggerisce che la nostra identità si forma attraverso il riflesso che percepiamo negli altri. In altre parole, ci vediamo attraverso gli occhi degli altri, e le loro reazioni influenzano il nostro senso di sé.

Questo processo implica tre fasi: l’immaginazione di come ci vedono gli altri, l’immaginazione delle loro valutazioni e la reazione a queste valutazioni.

Mead – Il Sé in Relazione con il Mondo

George Herbert Mead ha ulteriormente sviluppato l’idea del sé, enfatizzando l’importanza delle interazioni sociali. Secondo Mead, il sé emerge attraverso il dialogo sociale e le dinamiche relazionali.

Egli distingue tra il “sé soggettivo” (l’Io) e il “sé oggettivo” (il Me), sottolineando che il sé è sempre in evoluzione e influenzato dalle esperienze sociali.

Shavelson – Sé Multidimensionale e Gerarchico

David Shavelson ha proposto un modello multidimensionale del sé, in cui il sé è visto come un costrutto gerarchico composto da vari aspetti, come il sé accademico, sociale e personale.

Questa visione riconosce che le diverse dimensioni del sé possono influenzarsi reciprocamente e che il modo in cui ci percepiamo in un’area può influenzare la nostra identità in altre aree.

Susan Harter – Il Concetto di Sé e l’Autostima

Susan Harter ha studiato il legame tra il concetto di sé e l’autostima, evidenziando come le valutazioni delle nostre competenze in diverse aree (come l’aspetto fisico, le abilità sociali e le capacità accademiche) influenzino la nostra autostima complessiva.

Harter ha sviluppato strumenti per misurare il concetto di sé nei giovani, sottolineando l’importanza di un sé positivo per il benessere psicologico.

Implicazioni Psicologiche

La teoria dei sé possibili ha importanti implicazioni per la motivazione e il benessere. Le rappresentazioni di sé ideali possono fungere da stimolo per il miglioramento personale, mentre i sé temuti possono generare ansia e stress.

La consapevolezza dei propri sé possibili può anche aiutare a prendere decisioni più informate e consapevoli.

Applicazioni nella Vita Quotidiana

La teoria dei sé possibili è utile in vari contesti:

  • Educazione. Gli insegnanti possono incoraggiare gli studenti a esplorare diverse carriere e percorsi di vita per stimolare la loro motivazione.
  • Psicoterapia. I terapeuti possono aiutare i clienti a identificare i loro sé ideali e temuti per affrontare ansie e insicurezze.
  • Narrativa e Creatività. Scrittori e artisti possono utilizzare la teoria per esplorare personaggi e trame, creando mondi alternativi che riflettono le complessità dell’esperienza umana.
  • Coaching. I Coach Professionisti possono utilizzare la teoria dei sè possibili per lavorare sugli stati desiderati e gli obiettivi dei loro clienti (coachee).

Ovviamente, la teoria dei sè possibili può avere un impatto diverso in differenti aree. Vediamo più nel dettaglio cosa e come utilizzare la teoria nel coaching.

La teoria dei sè possibili nel coaching

La Teoria dei sè possibili può essere molto utile nelle sessioni di coaching e facilitare il lavoro del coach.

Prima di tutto, il coach può utilizzare i vari sè per facilitare il dialogo tra coachee e sè possibili. Attraverso questo dialogo, far emergere consapevolezze nuove, potenzialità, obiettivi e risorse interiori.

Ovviamente, entrare in contatto con i sè possibili consente al coach e al coachee di comprendere più velocemente quali sono eventuali ostacoli, paure e timori.

Inoltre, far leva sul sè desiderato o sul sè potenziale aumenta i livelli di motivazione e di proattività del coachee.

Infine, i coach che hanno dimestichezza con le visualizzazioni, come i coach che hanno seguito la Scuola di Coaching MCI, possono intervenire con delle Visualizzazioni guidate per attivare ulteriormente la proattività, il coinvolgimento e la determinazione del coachee.

Conclusione

La teoria dei sé possibili offre una lente attraverso cui possiamo esaminare le nostre aspirazioni e paure. Comprendere questi diversi aspetti del nostro senso di identità può aiutarci a navigare le complessità della vita moderna, fornendo strumenti per la crescita personale e la realizzazione dei propri obiettivi. Essa ci invita a riflettere su chi siamo, chi desideriamo diventare e quali scelte possiamo fare per avvicinarci a quella visione.