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La mente estesa

I filosofi Andy Clark e David Chalmers hanno proposto il concetto di mente estesa come una prospettiva che suggerisce che la mente non è confinata all’interno del cervello di un individuo, ma può estendersi anche all’ambiente esterno.

Secondo questa prospettiva, gli oggetti e gli strumenti esterni possono fungere da cognitive artifacts (artefatti cognitivi) che supportano o estendono le capacità cognitive di un individuo. Ad esempio, l’uso di un computer, di un telefono o di un quaderno può essere considerato un’estensione della nostra memoria, consentendoci di archiviare e recuperare informazioni in modo più efficiente.

Il concetto di mente estesa porta con sè alcune domande affascinanti: dove inizia e dove finisce la nostra mente? I nostri pensieri sono il prodotto della nostra mente o dipendono anche da fattori esterni? E in che modo questi fattori esterni incidono, plasmano e condizionano la nostra mente?

Inoltre, c’è un’ultima domanda che potrebbe aprire scenari molto interessanti: qual è il contributo, l’efficacia, il potenziale di queste forme di cognizioni alternative?

Infatti, la teoria della mente estesa ha implicazioni significative per la comprensione della cognizione umana e per la realizzazione di studi e ricerche nell’ambito delle scienze cognitive. Sono stati condotti diversi esperimenti e studi per esplorare come l’uso di strumenti esterni possa influenzare la nostra capacità di pensare, ricordare, risolvere problemi e prendere decisioni.

Un esperimento mentale sulla mente estesa

Nel loro articolo I filosofi Andy Clark e David Chalmers illustrano il concetto di mente estesa riportano un esperimento mentale di cui è protagonista Otto, un uomo affetto da Alzehimer che deve raggiungere il MoMA di New York e che, non potendo fare affidamento sulla propria memoria per arrivare alla meta, si avvale di un taccuino che è solito portarsi sempre dietro e che utili lizza come supporto “esterno” per annotare le informazioni.

In che termini il taccuino di Otto può essere considerato un esempio di mente estesa?

Anzitutto le annotazioni che egli vi ha riportato, l’indirizzo esatto del MoMA, fungono da supporto esterno per l’archiviazione di informazioni che egli non riuscirebbe a trattenere autonomamente neanche nella memoria a breve termine. Questo fa sì che egli abbia a sua disposizione la convinzione del luogo esatto in cui deve recarsi per andare a visitare una mostra che gli interessa in maniera del tutto analoga a quanto accade ad un’altra persona che si avvalga della propria memoria naturale.

Le credenze e i comportamenti dei due individui non cambiano: entrambi utilizzano delle informazioni (archiviate nella memoria interna o “esterna” del taccuino) per compiere le operazioni mentali che consentono loro di arrivare alla meta.

In questo senso si può dire che Otto e il taccuino da cui non si separa mai, sono in un rapporto di Coupling: una sorta di simbiosi fra cervello biologico e un artefatto esterno mediante il quale le informazioni siano sempre disponibili, facilmente reperibili e accessibili esattamente come avverrebbe se tali funzioni fossero interne. Questo accoppiamento fa di Otto e del suo taccuino un sistema cognitivo autonomo ed esteso (Caravà, 2014; Herczegh, 2016).

Questo esperimento, inoltre, ci suggerisce che la nostra mente è in grado di apprendere, di memorizzare e usare le informazioni che arrivano anche all’esterno, oltre che dall’interno.

Quindi, vediamo nel dettaglio il rapporto tra mente estesa e cognizione umana e, successivamente, vediamo qual è la potenza, l’efficacia e l’affidabilità di queste forme di cognizione.

Mente estesa e cognizione

L’idea di mente estesa ci spinge a ridefinire la nostra cognizione e i canali attraverso i quali apprendiamo.

Nella concezione tradizionale, i pensieri si creano all’interno della nostra mente ed è solo la nostra mente a elaborare le informazioni.

Con il concetto di mente estesa, invece, possiamo identificare ulteriori quattro diversi piani di cognizione: Embodied (cognizione incarnata), Embedded (cognizioni situata), Extended (cognizione estesa) e enacted (cognizione agita).

La nostra cognizione, così, può essere alimentata, definita e caratterizzata dalle informazioni che arrivano anche dal corpo (embodied), da elementi che arrivano dall’ambiente esterno (embedded), dal nostro agire (enacted) e da ciò che travalica i confini del corpo (Extended).

Sono piani di cognizione e apprendimento molto diversi tra loro, ma strettamente collegati e che possono incidere sulla nostra mente, sul nostro modo di concepire la formazione dei nostri pensieri e, quindi, il nostro modo di pensare.

Vediamo, nel dettaglio, di cosa si tratta, quali sono le caratteristiche di questa mente estesa e l’affidabilità di informazioni altre, di informazioni che arrivano da altrove.

Embodied: la cognizione incarnata

Si riferisce alla prospettiva secondo cui il corpo svolge un ruolo fondamentale nella cognizione umana. Secondo questa prospettiva, il pensiero e la conoscenza non sono separati dal corpo, ma sono strettamente interconnessi con esso. Per questo, si parla di cognizione incarnata, proprio per l’importante ruolo giocato dal corpo in termini di cognizione e apprendimento.

L’approccio embodied o cognizione incarnata, sostiene che le nostre esperienze sensoriali, motorie e corporee influenzano profondamente il nostro modo di pensare, comprendere e apprendere. Il nostro corpo, attraverso i suoi sensi, le sue azioni e le sue interazioni con l’ambiente, fornisce i fondamenti per la nostra cognizione e amplia la nostra mente, facendoci accedere a questa prima forma di mente estesa.

Ad esempio, quando impariamo a guidare una bicicletta, non acquisiamo solo conoscenze teoriche sulle leggi della fisica o sulle tecniche di equilibrio, ma sperimentiamo direttamente il movimento, l’equilibrio e le sensazioni fisiche associate alla guida. Il nostro corpo acquisisce una sorta di “memoria muscolare” che ci consente di guidare senza dover pensare consciamente ad ogni singolo movimento. Questa conoscenza corporea ci permette di svolgere l’attività in modo fluido ed efficiente.

Quindi, anche il corpo ha un suo sapere, una sua cognizione, è come se anche il corpo avesse i suoi pensieri. Ovviamente, questi pensieri interagiscono, condizionano e stimolano la nostra mente e il nostro modo di pensare.

Ne consegue che dobbiamo imparare ad ascoltare il nostro corpo e che possiamo interrogare il nostro corpo per accedere a questa forma di cognizione incarnata che, sicuramente, ha informazioni differenti da segnalarci rispetto alla nostra cognizione classica.

Embedded: la cognizione che arriva dall’ambiente esterno

La cognizione che arriva dall’ambiente esterno si riferisce al modo in cui l’ambiente circostante fornisce informazioni e risorse che influenzano il pensiero e la cognizione di un individuo. In altre parole, il nostro ambiente esterno fornisce input, stimoli e informazioni che vengono elaborati e utilizzati nel processo cognitivo.

Ci sono diverse modalità attraverso le quali l’ambiente esterno può influenzare la cognizione umana:

  1. Interazione sociale: Le interazioni con altre persone forniscono importanti stimoli cognitivi. Attraverso la comunicazione verbale e non verbale, siamo esposti a idee, punti di vista, modelli di comportamento e informazioni che influenzano il nostro modo di pensare, ragionare e apprendere. L’interazione sociale può modellare le nostre credenze, valori e atteggiamenti.
  2. Strumenti e tecnologie: L’uso di strumenti e tecnologie esterne, come penne, computer, smartphone, libri o calcolatrici, può estendere le nostre capacità cognitive. Questi strumenti fungono da supporto alla memoria, ci permettono di accedere a informazioni complesse e ci aiutano ad eseguire compiti che altrimenti richiederebbero sforzi cognitivi maggiori.
  3. Contesto ambientale: L’ambiente fisico in cui ci troviamo può influenzare il nostro stato emotivo, l’attenzione, la concentrazione e la produttività. Ad esempio, un ambiente tranquillo e ben illuminato può favorire la concentrazione e la performance cognitive, mentre un ambiente caotico o rumoroso può distogliere l’attenzione e influire negativamente sul pensiero.

Quindi, la cognizione che arriva dall’ambiente esterno, definita anche cognizione situata, si riferisce alle influenze dell’ambiente fisico, delle interazioni sociali, degli stimoli sensoriali e degli strumenti esterni sul pensiero e sulla cognizione umana. Questi fattori esterni sono fondamentali per la nostra comprensione del mondo e per il modo in cui percepiamo, pensiamo e apprendiamo.

Essere connessi con l’ambiente esterno, saperlo leggere e interpretare, saper cogliere i messaggi che l’ambiente esterno ci invia, saper guardare oltre il visibile e saper cogliere il tipo di influenza che l’ambiente esterno può avere sui nostri pensieri, allarga la nostra mente e ci porta a individuare questa seconda forma di mente estesa.

Enacted: cognizione agita

La cognizione enacted, cioè cognizione agita, sostiene che il pensiero e la cognizione siano intrinsecamente legati all’azione fisica e all’esperienza sensorimotoria. Il modo in cui percepiamo, comprendiamo e interagiamo con il mondo circostante è strettamente connesso alle nostre capacità motorie, alle nostre esperienze corporee e alla nostra interazione con gli oggetti e gli altri individui.

Secondo questa prospettiva, l’azione e l’interazione fisica sono considerate parte integrante del processo cognitivo. Il nostro corpo e le sue capacità motorie svolgono un ruolo attivo nel plasmare il nostro pensiero, fornendo feedback sensoriali e influenzando la nostra comprensione del mondo. Ad esempio, attraverso l’interazione diretta con gli oggetti, possiamo acquisire conoscenza pratica e sviluppare rappresentazioni cognitive basate sull’esperienza diretta.

La cognizione enacted critica l’idea tradizionale di una mente che opera indipendentemente dal corpo e si concentra invece sull’integrazione dei processi mentali e motori. Questa prospettiva ha importanti implicazioni per le teorie dell’apprendimento, dell’intelligenza artificiale e della robotica, poiché suggerisce che la comprensione del pensiero e della cognizione richiede un’analisi dell’interazione tra il corpo, l’ambiente e la mente.

Pertanto, la cognizione enacted mette in evidenza l’importanza dell’azione fisica, dell’interazione corporea e dell’esperienza sensorimotoria nel processo cognitivo. Questa prospettiva sottolinea che il pensiero non è separato dal corpo, ma emerge dall’interazione complessa tra il corpo, l’ambiente esterno e la mente.

Per esempio, all’intero del metodo Cambia la Tua Storia®, vi è un esercizio attraverso il quale si interroga l’agito della credenza madre.  Sostanzialmente, si osserva come agisce la credenza madre su di noi, come si muove, come la si percepisce sul e nel corpo. Questo esercizio risulta sempre molto potente per mettere a fuoco l’esistenza della credenza madre e la nostra capacità di riconoscerla e superarla. Un passaggio che avviene grazie alla cognizione agita, alla cognizione enacted.

Quindi, anche la cognizione agita estende la nostra mente, accede e plasma i nostri pensieri, presentandoci un’ulteriore modalità di mente estesa. Consentendoci, anche, di raccogliere informazioni e di far emergere consapevolezze che altrimenti non avremmo.

Extended: la cognizione estesa

La cognizione estesa, o anche cognizione distribuita, è un’idea che amplia ulteriormente il concetto di cognizione incarnata e enacted. A differenza delle teorie tradizionali che considerano la cognizione come un processo che avviene all’interno del cervello, la cognizione estesa sostiene che la cognizione sia distribuita in tutto il sistema composto dal cervello, dal corpo e dall’ambiente esterno.

Secondo la prospettiva della cognizione estesa, il pensiero e la cognizione non sono limitati al cervello, ma si estendono attraverso l’interazione con strumenti, tecnologie, artefatti culturali e altre persone nel nostro ambiente. Questi elementi esterni diventano parte integrante del processo cognitivo, fungendo da estensioni delle nostre capacità cognitive.

Ad esempio, l’uso di un quaderno e una penna per prendere appunti può fungere da estensione della memoria e consentire di registrare e recuperare informazioni in modo più efficiente. L’utilizzo di un calcolatore o di un’app di calcolo su uno smartphone può estendere le nostre capacità di risolvere complessi calcoli matematici. Inoltre, internet e i motori di ricerca possono fungere da risorse esterne per l’accesso a informazioni e conoscenze.

La cognizione estesa mette in evidenza l’importanza del contesto e dell’interazione con l’ambiente esterno nel plasmare il pensiero e la cognizione umana. Ciò significa che la nostra intelligenza non è contenuta solo nel nostro cervello, ma è distribuita in tutto il sistema composto dal cervello, dal corpo e dall’ambiente esterno.

Questa prospettiva ha rilevanza in diversi campi, come l’intelligenza artificiale, la robotica, la psicologia cognitiva e le scienze cognitive. Essa sottolinea l’importanza di considerare il contesto e l’interazione tra il cervello, il corpo e l’ambiente nell’analisi del pensiero e della cognizione umana.

In sintesi, la cognizione estesa si riferisce all’idea che il pensiero e la cognizione non siano limitati al cervello, ma si estendano attraverso l’interazione con strumenti, tecnologie e l’ambiente esterno. Questa prospettiva enfatizza il ruolo dell’ambiente e delle risorse esterne come parte integrante del processo cognitivo.

Come allenare la cognizione incarnata

Esistono diversi approcci e metodologie per sviluppare e allenare le nostre forme di cognizione. Per esempio, la cognizione incarnata può essere allenata e vissuta attraverso il social presencing theater. Oppure, la cognizione estesa può essere sviluppata attraverso la piramide dell’intuizione. Ovviamente, la cognizione agita può essere sviluppata attraverso l’attività fisica e sportiva.

In questa direzione, tra le metodologie che offrono la possibilità di sperimentare tutti questi piani di apprendimento e allenare la cognizione incarnata, vi è la Teoria-U di Otto Scharmer.

Infatti, la Teoria U consiste in un percorso di trasformazione ed evoluzione individuale, organizzativo e collettivo che utilizza i quattro livelli di cognizione. Anche per questa ragione, risulta essere una metodologia molto potente e apprezzata per la sua efficacia e per la sua capacità di trasformativa.

La mente estesa nel coaching

Il concetto di mente estesa, con i suoi quattro piani cognitivi, possono trovare ampio spazio di applicazione nel coaching.

Infatti, il coaching è un approccio che consente al coachee (il cliente) di poter sviluppare in modo pratico e concreto la sua mente estesa e di poter sperimentare i quattro livelli di cognizione. Il coaching, attraverso i compiti a casa, consente al coachee di allenarsi alla cognizione incarnata, di sviluppare la cognizione agita e di accedere alla cognizione estesa e situata.

Ovviamente, la mente estesa è un approccio che deve caratterizza anche il coach, le sue sessioni di coaching e la sua metodologia. Solo in questo modo, può accedere davvero al potenziale del coachee, aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi e sostenerlo nell’espressione della migliore versione di se stesso.

Per questo, per diventare coach è importante scegliere percorsi riconosciuti e che forniscano strumenti concreti per aiutare il coachee.

Fonti:
“Supersizing the Mind: Embodiment, Action, and Cognitive Extension” di Andy Clark
“La mente estesa. Pensare meglio smettendo di usare il cervello”. Annie Murphy Paul
“I poteri estesi della mente” Sheldrake.

Coach Adamo
Direttore Scuola di Coaching MCI

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