Default Mode Network: si tratta di una rete neurale distribuita in diverse regioni corticali e sottocorticali, che viene generalmente attivata durante le ore di riposo e di attività passive (connettività funzionale intrinseca).

Le abilità cognitive legate all’attivazione di quest’area riguardano: capacità di accedere ai ricordi della propria vita, di riflettere sui propri e altrui stati mentali, di riconoscere stimoli familiari e non, e di provare emozioni in relazione a situazioni sociali che riguardano noi stessi o gli altri, di valutare le reazioni proprie e degli altri in alcune situazioni emotive.

Default Mode Network (DMN)

Il Default Mode Network (DMN), o Rete di Modalità Predefinita, è un concetto che ha suscitato grande interesse negli ambiti della neuroscienza, della psicologia e del coaching. In questo articolo, esploreremo in dettaglio di cosa si tratta, come è stato scoperto, la sua funzione principale e le implicazioni pratiche nel campo del coaching e della crescita personale.

Cos’è il Default Mode Network

Il Default Mode Network rappresenta un insieme di regioni cerebrali altamente interconnesse che lavorano insieme in maniera sincronizzata quando il cervello è in uno stato di riposo o non impegnato in un compito specifico. Questa rete coinvolge principalmente il lobo frontoparietale mediale, il precuneo, il giro angolare e il giro del cingolo posteriore.

default model network

Scoperta del Default Mode Network

La scoperta del Default Mode Network risale agli anni 2000, quando i ricercatori utilizzarono la tecnica di risonanza magnetica funzionale (fMRI) per mappare l’attività cerebrale durante lo stato di riposo. Notarono che alcune regioni del cervello mostravano un’attività sincronizzata quando i partecipanti erano immersi nei loro pensieri, anziché concentrati su un compito esterno. Questa osservazione ha portato all’identificazione del Default Mode Network come una rete neurale distintiva.

Funzione del Default Mode Network

La funzione esatta del Default Mode Network è ancora oggetto di studio e comprensione approfondita. Tuttavia, le ricerche suggeriscono che questa rete sia coinvolta in una serie di processi cognitivi, tra cui l’auto-riflessione, la prospettiva mentale, il pensiero creativo e l’introspezione.

Quindi, Il DMN sembra svolgere un ruolo nella costruzione dell’identità personale e nel processo di autocomprensione. Pertanto, può essere molto interessante avviare delle riflessioni sul Default Mode Network per coloro che si occupano di crescita personale e relazione d’aiuto. In quanto, la presenza del DMN ci offre alcuni spunti che meritano attenzione.

Il Default Mode Network nel coaching e nella crescita personale

Le implicazioni del Default Mode Network nel coaching e nella crescita personale sono significative. Comprendere meglio questa rete neurale può fornire strumenti preziosi per aiutare le persone a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e migliorare il proprio benessere psicologico. Ecco alcune delle implicazioni pratiche:

  • Il DMN è spesso associato all’auto-riflessione e all’autoconsapevolezza. Quindi, sono necessarie attività specifiche che consentano al DMN di entrare in azione per dare spazio all’auto-riflessione e all’autoconsapevolezza. Per esempio, la pratica del journaling o della mindfulness possono aiutare a calibrare e regolare l’attività di questa rete, consentendo alle persone di sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri pensieri, emozioni e comportamenti.
  • Il Default Mode Network è associato all’introspezione. Allo stesso tempo, abbiamo detto che esso si attiva nei momenti di riposo. Quindi, grazia a questa ricerca, possiamo dare maggiore valore, importanza e significato a quei momenti di ozio, svago e contemplazione.
  • Auto-esplorazione. Il Default Mode Network può essere coinvolto nel processo di auto-esplorazione e nella comprensione delle proprie motivazioni, desideri e obiettivi. Attraverso l’uso di tecniche di coaching, è possibile incoraggiare i clienti a esplorare i loro pensieri e sentimenti profondi, facilitando così un percorso di crescita personale.
  • Per coloro che si occupano di coaching e crescita personale, l’esistenza del DMN nobilita il tempo dedicato ad attività passive. Quindi, all’interno di percorsi di coaching o delle sessioni di coaching può essere funzionale prevedere delle attività, degli esercizi e dei momenti che consentano la stessa attivazione del DMN.
  • È probabile che le visualizzazioni, strumento utilizzato da alcuni coach professionisti, facilitano l’attivazione del Default Mode Network ed è, anche per questo, che le visualizzazioni risultano essere estremamente potenti ed efficaci. Solo alcuni corsi di coaching offrono questa abilità nel loro percorso per diventare coach.
  • Nella piramide dell’intelligenza intuitiva, il terzo passaggio consiste nell’esplorare senza cercare. Probabilmente, l’attività di esplorare senza cercare assomiglia molto alle attività passive che attivano il DMN. Effettivamente, quando si percorre la piramide dell’intuizione si accede ad una maggiore capacità introspettiva, creativa e di connessione con il campo. Tutto questo ci concede di supporre un legame tra il DMN e l’intelligenza intuita.

Infine, possiamo affermare che i contributi provenienti dalla scoperta del DMN sono tanti e, con ogni probabilità, la ricerca in questo campo ci consegnerà, in futuro, ulteriori stimoli e input da approfondire.

Conclusioni sul DMN

La comprensione del Default Mode Network offre interessanti implicazioni nel campo del coaching e della crescita personale, consentendo alle persone di sviluppare una maggiore consapevolezza di sé attingendo a pratiche che siano da supporto all’attivazione del DMN.

Insomma, la presenza del DMN ci dice che la scoperta del sè, l’autoconsapevolezza e l’auto-riflessione possono essere alimentate anche attraverso pratiche che rallentano, che fanno spazio e lasciano in sospeso.

È importante sottolineare che le ricerche sul Default Mode Network sono ancora in corso, e ci sono molti aspetti da approfondire per comprendere appieno il suo funzionamento e le sue implicazioni. Tuttavia, i progressi nella comprensione di questa rete neurale offrono un’interessante prospettiva per il campo del coaching e della crescita personale, aprendo nuove possibilità per favorire lo sviluppo individuale e il benessere mentale.

Riferimenti scientifici sul Default Mode Network

  • Raichle, M. E., et al. (2001). A default mode of brain function. Proceedings of the National Academy of Sciences, 98(2), 676-682.
  • Buckner, R. L., et al. (2008). The brain’s default network: anatomy, function, and relevance to disease. Annals of the New York Academy of Sciences, 1124(1), 1-38.
  • Andrews-Hanna, J. R., et al. (2014). The default network and self-generated thought: component processes, dynamic control, and clinical relevance. Annals of the New York Academy of Sciences, 1316(1), 29-52.
  • Brewer, J. A., et al. (2011). Meditation experience is associated with differences in default mode network activity and connectivity. Proceedings of the National Academy of Sciences, 108(50), 20254-20259.
  • Kounios, J., et al. (2008). The creative brain: Investigating the neural basis of spontaneous creativity. Brain Research, 1233, 176-183.

Se, invece, desideri acquisire una serie di strumenti che agevolano l’introspezione, la cognizione incarnata, l’intelligenza intuitiva e tutte quelle pratiche che potrebbero essere in qualche modo collegate con il DMN, allora ti suggeriamo il laboratorio esperienziale della Teoria-U.