Il termine greco meta significa qualcosa che “va oltre” o che “è al di là“. Si tratta di un modello di linguaggio usato per descrivere o analizzare il modello del mondo di un’altra persona.

Cos’è il metamodello

Il metamodello è stato sviluppato da Richard Bandler e John Grinder, i fondatori della PNL, negli anni ’70 ed è uno dei principali strumenti della programmazione neurolinguistica.

Il metamodello consiste nel fare alcune domande per ottenere delle informazioni. Durante il processo comunicativo, le persone cancellano, distorcono, o generalizzano la propria esperienza per dargli senso e comunicarla agli altri. A seguito di questo processo di filtraggio viene percepita solo la struttura superficiale della rappresentazione di quell’esperienza. Il metamodello aiuta a riacquistare il significato inconscio e l’esperienza del mondo di qualcun altro, cioè la struttura profonda dell’esperienza.

Dalla scoperta della PNL, Bandler e Grinder iniziarono a codificare i modelli di linguaggio di Virgina Satir e Fritz Perls. Venne così concepito il metamodello, il cui scopo è quello di aiutare le persone a recuperare alcune delle informazioni che sono state cancellate, distorte, o generalizzate, con l’obiettivo di formare una rappresentazione interna e attivare il cambiamento. Il metamodello può anche essere usato per portare le persone ad essere più specifiche, o portarle al di fuori di uno stato di trance, dove la loro attenzione è puntata su qualcosa di specifico che impedisce di cercare altre possibili soluzioni.

Il modello è costituito da una struttura profonda e una superficiale. La struttura profonda rappresenta tutto quello che una persona vuole realmente esprimere, cioè la storia inconscia, completa e specifica. La struttura superficiale rappresenta ciò che la persona effettivamente dice, e cosa è stato tolto prima che la comunicazione fosse iniziata.

Il metamodello nel coaching

Il metamodello nel coaching viene utilizzato dal coach per chiarire e approfondire la comunicazione con il coachee, aiutandolo a prendere consapevolezza dei propri pensieri e delle proprie convinzioni e per ottenere informazioni più dettagliate e precise. Queste domande mirano a “mettere in discussione” le generalizzazioni, le distorsioni e le omissioni presenti nella comunicazione del cliente.

Come abbiamo detto in precedenza, il metamodello ci consente di accedere alla struttura profonda del coachee, superando la struttura superficiale. In questo modo, potremo anche accedere, più facilmente, al suo potenziale.

Il metamodello può essere utilizzato anche per ampliare la zona di comfort del coachee, attraverso le domande che contiene.

Ecco le domande più comuni nel metamodello:

  • Domande di specificazione: queste domande cercano di ottenere dettagli specifici da parte del cliente. Ad esempio, “Cosa intendi quando dici ‘ho un problema’?”
  • Domande di eliminazione delle generalizzazioni: queste domande richiedono al cliente di essere più specifico e di evitare affermazioni generali. Ad esempio, “Chi, quando, dove precisamente hai avuto questo problema?”
  • Domande di eliminazione delle distorsioni: queste domande aiutano il cliente a esaminare se le sue convinzioni sono basate su interpretazioni distorte della realtà. Ad esempio, “In che modo esattamente pensi che questa situazione significhi che sei un fallimento?”
  • Domande di eliminazione delle omissioni: queste domande cercano di ottenere informazioni mancanti o non espresse dal cliente. Ad esempio, “Cosa stai trascurando di dire riguardo a questa situazione?”

Il metamodello nel coaching può essere utilizzato, quindi, come strumento per destabilizzare una convinzione limitante, per avviare un percorso di ampliamento della mappa del mondo del coachee, un cammino che deve continuare con altri strumenti, come per esempio, l’uso della metafora.

Metamodello PNL

Quando gli uomini desiderano comunicare la loro rappresentazione, la loro esperienza del mondo, formano della loro esperienza una rappresentazione linguistica completa, che è chiamata struttura profonda. Quando cominciano a parlare, effettuano una serie di scelte (trasformazioni) relative alla forma in cui comunicheranno la loro esperienza […] Il procedere a questa serie di scelte (una derivazione) porta alla struttura superficiale[…]
Richard Bandler, John Grinder

metamodello e coaching pnl

Bandler e Grinder, fondatori della PNL, si focalizzarono sullo studio del linguaggio proprio per rendere più efficaci le tecniche di modeling. Se il linguaggio è rappresentativo del nostro sistema di credenze, e quello in cui crediamo determina i nostri comportamenti, il modo migliore per comprendere una persona passa inevitabilmente anche dalle caratteristiche del suo eloquio.

Per comprendere bene il metamodello, è necessario analizzare le violazioni del linguaggio: distorsioni, generalizzazioni e cancellazioni.

Metamodello e Distorsioni

Le distorsioni (o deformazioni) sono convinzioni contenenti alcune alterazioni della realtà misurabili oggettivamente:

Equivalenza complessa
(A equivale a B)
Quando si associa ad un comportamento un particolare significato:

“Se non mi ascolta, significa che non mi rispetta.”

Causa effetto
(A implica B)
Quanto si associa ad un evento (la causa) ,una particolare conseguenza (l’effetto), anche se non esiste alcuna correlazione diretta:

“Quando fa così mi fa arrabbiare!”

Lettura del pensiero  Testimonia la convinzione di poter interpretare il pensiero altrui:

“Gli sto antipatico…”

Presupposizione Sono l’insieme delle informazioni contenute implicitamente all’interno di un enunciato: “Prima di uscire chiudi la finestra” presuppone che dopo uscirai.

“Preferisci A, B o C…” presuppone che la risposta che desideriamo dare sia compresa fra l’insieme delle opzioni proposte.

Le distorsioni sono rappresentative delle false convinzioni accumulate nelle proprie esperienze di vita e condizionano profondamente la qualità dei nostri ragionamenti e delle nostre decisioni.

Metamodello e Generalizzazioni

Le generalizzazioni sono trasformazioni attraverso le quali tendiamo a considerare un singolo episodio come rappresentativo di una classe di situazioni molto più ampia. Possono essere facilmente identificate per la presenza di:

Quantificatori universali – “sempre”, “ogni volta”, “mai”
– 
“tutti”, “nessuno”
Operatori modali di necessità – “bisogna”, “non bisogna”
– 
“devo”, “non devo”
– “è obbligatorio”
Operatori modali di possibilità – “posso”, “non posso”
Operatori modali di volontà – “voglio”, “non voglio”

Il cervello tende a classificare in un’unica categoria le cose simili. Le generalizzazioni stabiliscono delle regole che noi applichiamo al contesto. Se il contesto è troppo ampio queste regole possono diventare la ragione principale dei nostri limiti, delle nostre insicurezze e dei nostri blocchi emotivi.

Metamodello e Cancellazioni

Le cancellazioni sono trasformazioni che presentano una o più omissioni nei contenuti, privilegiando altri aspetti ritenuti più importanti:

Cancellazioni semplici Quando si tralasciano informazioni importanti come l’oggetto del discorso: “Non ne posso più!” (di cosa?)
Cancellazioni comparative Quando manca il termine di comparazione: “È la cosa migliore…” (migliore rispetto a cosa?)
Mancanza di indici referenziali Quando manca il soggetto: “Dicono che…” (chi lo dice?)
Nominalizzazioni Quando utilizziamo un singolo termine per rappresentare un processo molto più articolato a livello di struttura profonda: “Oggi mi sento strano…”. Il termine “strano” è molto vago, e potrebbe essere associato ad un particolare stato d’animo, a un malessere fisico, a una sensazione…
Verbi non specificati Quando manca la specificazione del “quando” e/o del “come” associata al verbo: “Lui mi condiziona…” (in che modo? come?)

Metamodello e domande di specificazione

Le domande sono uno strumento che permette di gestire generalizzazioni, cancellazioni e deformazioni, arrivando alla struttura profonda nascosta da tali trasformazioni linguistiche. Consistono in una serie di domande che guidano l’interlocutore nella specificazione delle tematiche oggetto della discussione:

  • Chi? (relazionale)
  • Cosa? (causale)
  • Come? (di processo)
  • Dove? (spaziale)
  • Quando? (temporale)
  • Perché? (motivazionale)

Esempio di utilizzo del metamodello

Spesso capita di dirsi queste frasi:

Voglio fare più soldi
Ho bisogno di fare di più
Voglio essere più motivato

La vera domanda da porsi è: “Come chi?”

Il metamodello, applicato a se stessi, insegna a chiedersi:

Avere più soldi di chi?
Essere più motivato di chi?
Fare più di chi?

Ovviamente, queste domande danno il via ad un percorso di esplorazione e scoperta che può avvenire all’interno di un percorso di coaching. Vanno intese come il punto di partenza da cui avviare un processo di cambiamento. Inoltre, va precisato che il metamodello funziona solo se c’è un’ottimo rapport con l’altro. In caso contrario, il metamodello può trasformarsi in uno strumento sterili e fine a se stesso.

Libro consigliato

La struttura della Magia di John Grinder, Richard Bandler (Astrolabio)