Quanti dei nostri ricordi sono reali ed autentici? La nostra memoria commette 7 peccati (errori) che ci spingono a ricordare male e, persino, ad inventarci pezzi di informazione. Ricordare cose che in realtà non sono mai avvenute è più comune di quanto non si creda. L’antropologo e psicologo evoluzionista R. Dumbar definisce la memoria come “l’arma segreta che i geni hanno sviluppato affinché in determinate occasioni possano rendersi non necessari” (Dunbar, R., Barrett, L., Lycett, J. 2012. L’evoluzione del cervello sociale. Torino: Espress Edizioni, 10-40.).
Pertanto, la memoria ci consente di adattarci all’ambiente in tempi veloci, senza dover attendere i tempi del processo evoluzionistico (che sarebbero molto più lunghi).
Quindi, i ricordi hanno una importante funzione adattiva. Allo stesso tempo, però, la memoria umana è caratterizzata da 7 peccati, cioè 7 errori che comportano dimenticanze e distorsioni dei ricordi.
Nel libro I sette peccati della memoria, del 2001, D. Scatcher descrive queste 7 debolezze della memoria.
I 7 peccati della memoria
Daniel Schacter ha individuato i 7 peccati della memoria. È un professore di psicologia presso l’Università Harvard ed è noto per le sue ricerche nel campo della memoria.
Ecco i 7 peccati della memoria:
1. Labilità
Inizialmente ci ricordiamo una versione piuttosto articolata di quanto è accaduto, ma con il passare del tempo aumentano le interferenze di esperienze simili, così, nel tempo, i nostri ricordi tendono a svanire ed essere dimenticati. Quindi, la nostra memoria tende ad essere labile nel tempo e a dimenticare molte informazioni.
2. Errata attribuzione
In molti casi, la nostra memoria è in grado di riportare correttamente un episodio, ma lo attribuisce ad una fonte errata. In questi casi, si parla di errata attribuzione che, comunque, ci può trarre in errore, perchè potremmo ricordare bene l’episodio, ma attribuirlo al contesto, alla persona, alla situazione errata.
3. Distorsione
Tendiamo a distorcere i nostri ricordi sulla base delle nostre credenze, emozioni e valori.
Pertanto, quando viviamo un’esperienza negativa nel presente vi è la tendenza a reinterpretare tutti i ricordi alla luce dello stato attuale. Questa dinamica ci porta a distorcere la realtà dei nostri ricordi e uniformare la nostra vita, cercando una sorta di filo conduttore. La distorsione, spesso, porta alla creazione di una credenza madre.
4. Persistenza
Alcuni ricordi si presentano più volte alla nostra attenzione e ci sembra di non riuscire ad eliminarli. Persistono oltre la nostra volontà, in modo pervasivo e intrusivo, senza riuscire a scacciarli dalla nostra mente. In questi casi, è come se la memoria si inceppasse su alcuni pensieri, su alcuni ricordi e finisse per riproporci sempre gli stessi ricordi. In questi casi, molto utile potrebbe essere la mindfulness.
5. Blocco
Causa la classica sindrome della “parola sulla punta della lingua”. Sappiamo di avere quell’informazione, ma temporaneamente non riusciamo ad accedervi. Anche in questi casi, è la memoria che ci sta tirando un brutto tiro, impedendoci di accedere a quell’informazione, quella parola, quel concetto che sembra sfuggirci in quel momento.
6. Suggestionabilità
Leghiamo informazioni false ad informazioni reali. In questo modo, la parte falsa del ricordo, diventa vera. Esemplare è l’esperimento Lost in the mall technique (Loftus, 2003): l’esperimento prevedeva di far ricordare al gruppo sperimentale l’evento (mai accaduto), di essersi persi al centro commerciale da bambini. Quindi, la nostra memoria è facilmente suggestionabile e condizionabile, così tanto da creare falsi ricordi.
7. Distrazione
I classici vuoti di memoria, causati da un problema di comunicazione tra la memoria e l’attenzione.
Tutti questi “peccati” sono riconducibili al fenomeno delle false memorie, cioè un evento viene ricordato diversamente da come si è verificato o, addirittura, ricordiamo un’esperienza che non si è mai verificata.
Queste false memorie sono assolutamente convincenti e indistinguibili rispetto ai ricordi reali.
Perché i 7 peccati della memoria sono così importanti?
I nostri ricordi vengono immagazzinati nel cervello attraverso un sistema di modificazione dell’attività e della morfologia delle sinapsi. Se le sinapsi legate a un ricordo non vengono attivate per lungo tempo, perdono di efficienza, e il ricordo semplicemente si dimentica.
L’unico modo per rendere indelebile un evento è riportarlo alla memoria, affinché le sinapsi vengano riattivate e mantengano vivo il circuito.
Il processo di riattivazione del ricordo si chiama riconsolidamento ed è paragonabile al processo di memorizzazione, ossia la fase di consolidamento. Purtroppo, questa è anche la fase in cui la memoria è più vulnerabile. Infatti, mentre viene “ricordato il ricordo”, eventi interni ed esterni all’individuo possono modificarlo.
Gli errori della memoria sono strettamente legati a quei meccanismi che permettono di mantenere vivo il ricordo. Sono, perciò, un piccolo prezzo da pagare affinché i ricordi possano essere accessibili nei mesi e negli anni.
E’ anche vero che, le nostre convinzioni, le nostre ragioni, le nostre relazioni e persino la nostra autoefficacia, sono condizionati dai ricordi che abbiamo del nostro passato, pertanto, quando siamo certi di qualcosa, quando siamo convinti che le cose siano andate in un certo modo, fermiamoci a riflettere un pò più a lungo, mettiamo in discussione i nostri ricordi ed apriamo le porte al dubbio.
Se siamo quello che ricordiamo, allora, sarà il caso di fare particolare attenzione ai falsi ricordi!
Coach Adamo
(Direttore Scuola di Coaching MCI)
Scuola di Coaching Master Coach Italia
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