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Cosa significa coach certificato? Ed è corretto, in Italia, parlare di coach certificato e di corsi di coaching che certificano la professione di mental coach?

Indubbiamente, il mondo professionale pullula di certificazioni. Ne esistono di diverse tipologie e ogni professione ha le sue caratteristiche.

In questi anni, anche il coaching, ha conquistato il suo spazio in termini di credibilità, autorevolezza e riconoscibilità. Ma quali sono le certificazioni nel coaching? Facciamo chiarezza in questa complessa situazione tra leggi, norme, certificazioni ed errori da evitare.

La certificazione di coach

Il 12 novembre del 2015 viene pubblicata dall’UNI la prima Norma, la UNI 11601:2015, la prima che ha regolamentato i servizi di coaching.
Dalla sua pubblicazione, non vi è ancora piena e diffusa chiarezza sul significato ed impatto di questa norma, anche nel popolo degli addetti ai lavori. La ragione di questa non piena conoscenza tra i coach risiede nella grande distanza tra il mondo delle certificazioni ISO, focalizzato quasi interamente sui processi hard delle organizzazioni, ed il coaching, che si inserisce tra leve soft di sviluppo del capitale umano.
Per essere più chiari e precisi, possiamo affermare che il mondo delle certificazioni si distingue in 3 macro-ambiti:

  • Certificazione di prodotto. Ovvero la marcatura CE, che denomina un insieme di pratiche obbligatorie per tutti i prodotti per i quali esiste una direttiva comunitaria. Ovviamente, questo tipo di certificazione non appartiene al mondo del coaching.
  • Certificazione di processo. Ovvero tutte quelle certificazioni che garantiscono la conformità di un processo (o insieme di processi) ad uno Standard/Norma definita da un ente di normazione (UNI e/o ISO). Per esempio UNI EN ISO 9001:2015 (la famosa certificazione sulla Qualità) ma anche la UNI EN ISO 14001:2015 (Certificazione Ambiente) e così via.
  • Certificazione delle professionalità. Ovvero le certificazioni delle persone rispetto a specifici profili professionali. Questa tipologia di certificazione è regolamentata dalla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17024:2004. E’ poco diffusa e in Italia sta avendo un certo sviluppo grazie all’entrata in vigore della Legge 4-2013, che regolamenta le professioni non organizzate in albi o collegi. Questa legge ha avuto ricadute sia a livello nazionale che europeo, poiché intende regolamentare, un minimo, le professioni che non hanno un albo di riferimento come, appunto, il coaching.

Quindi, le certificazioni rientrano in tre gruppi: il prodotto, il processo e specifiche professionalità. In questi 3 gruppi, non rientra la figura del mental coach.

Il coach professionista, pertanto, non può essere certificato da nessuno! Ad oggi, in Italia, non esiste alcun ente, istituto, scuola, associazione che possa parlare di certificazione del coach!

Quindi, abbiamo compreso che non ha senso parlare di coach certificato e che il mental coach, piuttosto, deve:

  • Attenersi alle indicazioni della Legge 4-2013.
  • Preferibilmente, essere iscritto ad una delle due più importanti organizzazioni di coaching in Italia: Asso.Co.Pro. o ICF.

Invece, se ci riferiamo alla fornitura dei servizi di coaching, quindi alla certificazione del processo, in questo caso subentra la Norma UNI 11601:2015.

La certificazione nel coaching

La certificazione rispetto alla norma UNI 11601:2015, sulla fornitura di servizi di coaching, rientra nella seconda tipologia, cioè è una certificazione di processo. Infatti, definisce la terminologia e le caratteristiche del servizio e indica i requisiti per la fornitura di servizi di coaching al fine di:

  • orientare e guidare i fornitori dei servizi;
  • favorire la scelta informata e consapevole da parte degli utilizzatori dei servizi di coaching.

La norma UNI 11601:2015 non definisce le competenze che i coach devono possedere. Per questa ragione, non rientra nella terza tipologia (certificazione delle professionalità). E dunque, se da una parte rappresenta sicuramente una guida per i coach, dall’altra non rappresenta una possibilità di certificazione per il singolo professionista.

La norma UNI 11601:2015 non definisce le competenze che i coach devono possedere.

Percorso per certificarsi

Il processo di certificazione delle qualifiche professionali è composto da 3 step:

  1. Domanda di certificazione ed esame documentale. In base alla domanda presentata dal professionista, viene effettuata la verifica dei prerequisiti in relazione alla norma di riferimento o schema di qualificazione. Ovvero, si analizzano il curriculum della persona e tutte le evidenze del corretto possesso dei requisiti per poter accedere all’esame effettivo.
  2. Iscrizione alla sessione di esame. Il professionista candidato coach svolge l’esame in base a quanto previsto dalla propria norma di riferimento. L’esame consiste in una o più prove articolate secondo varie combinazioni individuate tra le seguenti: Prova scritta (test a risposte multiple); Esame orale; Prova pratica; Project work; Osservazione Affiancamento durante l’operatività professionale.
  3. Delibera. Il fascicolo del professionista passa al vaglio del comitato di delibera. Dopo aver verificato che il processo sia avvenuto in conformità alla norma e allo schema di certificazione, emette la certificazione. In base alla norma di riferimento ed allo schema di certificazione, il certificato ha termini di durata, di mantenimento e/o rinnovo variabili.

Differenza tra certificazione e credenziali nel coaching

A questo punto, quindi, possiamo definire la differenza tra certificazioni e credenziali. Infatti, se da una parte abbiamo dichiarato che non ha senso parlare di coach certificato, dall’altra parte, vediamo come il coach professionista può tutelare la propria professionalità e come il potenziale cliente può distinguere tra coach professionista e fuffa-coach.
Le principali organizzazioni di coaching in Italia (Asso.Co.Pro e ICF) per garantire la qualità professionale del coach e tutelare gli stessi clienti, procedono in questo modo:

  1. Selezionano le Scuola di formazione che formano i futuri coach professionisti.
    Su questo punto, Asso.Co.Pro. risulta essere molto più rigorosa di ICF, in quanto, ad oggi, ha solo 4 Scuole di Formazione riconosciute, mentre ICF ne conta oltre 30.
  2. Verificano che le Scuole di formazione aderiscano a determinati standard formativi.
    Su questo punto, sia ICF che Asso.Co.Pro. sono parimenti rigorosi.
  3. Obbligano il coach professionista ad aderire ad un codice etico preciso e rigido.
  4. Obbligano il coach professionista a seguire un minimo di 40 ore di aggiornamento formativo annuale.
    Su questo aspetto, Asso.Co.Pro. garantisce che queste ore siano gratuite, incontri dedicati alla crescita personale e all’avvio della professione di coach. Questi punti sono un esclusiva di Asso.Co.Pro.
  5. Rilasciano delle Credenziali ai coach professionisti in regola con l’iscrizione e l’aggiornamento.
  6. Monitorano che i propri iscritti siano a conoscenza delle competenze distintive del coach professionista.

Quindi, se è vero che le credenziali rilasciate dalle organizzazioni di coaching non hanno valore di certificazione, è anche vero che le credenziali sono sintomo di professionalità, aggiornamento e allineamento ad un determinato codice etico. Quindi, tutela sia il coach che i clienti del coach.
Concludendo, la certificazione nel settore del coaching, sia attraverso la pubblicazione della norma UNI 11601:2016 dedicata alle società che offrono servizi di coaching, sia attraverso gli schemi di certificazione delle professionalità presieduti da Organismi di Certificazione e dedicati a certificare i Coach, rappresenta un’opportunità per innalzare gli standard qualitativi dei servizi di coaching. In questo modo li si sottrae ad eccessive interpretazioni.

Diventare coach certificato vs diventare coach professionista

Se non ha senso parlare di coach certificato per le ragioni che abbiamo analizzato, ha molto senso, invece, definire il coach professionista.

Il coach professionista deve:

  1. Aver seguito un corso di formazione che sia stato riconosciuto da almeno una delle organizzazioni di coaching nazionali.
    A questo link, puoi trovare i corsi riconosciuti da Asso.Co.Pro.: corsi riconosciuti
  2. Rispettare la legge 4-2013
  3. Essere iscritto ad almeno una delle organizzazioni di coaching nazionali.
  4. Essere, quindi, in regola con l’aggiornamento professionale annuale.

Il nostro corso di coaching per diventare coach professionista è riconosciuto da Asso.Co.Pro. e abilita all’iscrizione ad ICF.

Ovviamente, per non incorrere in delusioni e investimenti sbagliati, invitiamo il lettore a diffidare dai corsi che non siano riconosciuti da nessuna di queste organizzazioni di coaching.