Quando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri lottano strenuamente per risalirvi sopra. Gli antichi connotavano il gesto di tentare di risalire sulle imbarcazioni rovesciate con il verbo resalio. Forse il nome della qualità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità, la resilienza, deriva da qui.”
Pietro Trabucchi

L’origine della parola resilienza

La parola resilienza ha origine latina e fa la sua presenza nell’italiano a partire dal XVIII secolo. Il verbo latino resilire, composto da re- + salire, ‘saltare‘ si usava nel significato di ‘ritornare di colpo‘, ‘rimbalzare indietro‘, per estensione anche ‘ritirarsi‘, ‘contrarsi‘.

Nel passaggio dal latino alle lingue romanze è il participio resiliens ad essere utilizzato, resiliente, presente già in un testo del Seicento di letteratura scientifica e riferito all’elasticità dei corpi. È l’attitudine di un corpo a resistere senza rotture in seguito a sollecitazioni esterne brusche o durature di tipo meccanico.

Infatti, il termine “resilienza” in origine proveniva dalla metallurgia e indica la capacità di un metallo di resistere senza rompersi alle forze che vi vengono applicate.

Oggi è un termine sempre più diffuso, molto usato nella versione inglese “resilience” e viene usato anche in psicologia, per indicare la capacità di un individuo di non lasciarsi abbattere, di reagire e non cadere in depressione dopo un duro colpo della vita sapendosi adattare in maniera positiva alle avversità, nonostante le condizioni sfavorevoli.

Cos’è la resilienza

La resilienza è la capacità di affrontare eventi stressanti e avversità e di saper resistere e riorganizzare positivamente la propria vita e le proprie abitudini a seguito di un evento negativo. È una reazione attiva alla frustrazione e al disagio, una risposta tesa a trovare nuove possibilità e nuove prospettive di evoluzione e promozione del benessere.

È la capacità di riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante l’aver vissuto situazioni difficili che facevano pensare ad un esito negativo per apprendere e superare le avversità.

È Michael Rutter, una delle figure più importanti per la psichiatria dell’età evolutiva, ad aver dato la definizione di resilienza come “risposta positiva di un soggetto allo stress e alle condizioni avverse”. Infatti, studiando bambini nati da madri schizofreniche, comprese che la resilienza è un “concetto interattivo che deriva dalla combinazione di esperienze di rischio gravi con una riuscita psicologica relativamente positiva”, e da “un’interazione dinamica tra fattori di rischio e fattori protettivi appartenenti a diversi livelli”.

Numerosi studi hanno dimostrato che non esiste un’unica forma di resilienza che risulta essere multidimensionale e determinata da numerosi elementi: predisposizioni genetiche, fattori ambientali, abilità personali e sociali.

Le caratteristiche delle persone resilienti

La resilienza non è solo la voglia di sopravvivere a tutti i costi, ma anche la capacità di usare l’esperienza maturata in situazioni difficili per costruire il futuro” Andrea Fontana.

Le persone resilienti si caratterizzano per la capacità di vedere opportunità di crescita e comprensione a che ciò che appare negativo e che potrebbe non esserlo in futuro. Sono dotate di un cervello e intelligenza sociale ed emotiva, che le aiuta a non essere schiacciate dalle avversità e dalle difficoltà. Infatti, una persona resiliente sa accettare le situazioni molto stressanti, consapevole che la guarigione può richiedere tempo e che il dolore, e gli ostacoli, fanno parte della vita.

Una persona resiliente è armata di speranza e tenacia per risolvere i problemi, piuttosto che minimizzarli o evitarli, ed è dotata di un senso di progettualità e valore personale, e una forte motivazione, lungimiranza e aspettativa di successo per dare una direzione e una progettualità alle proprie scelte e azioni.

Si tratta di persone che sono consapevoli di non avere tutte le risposte a ciò che accade nella vita e ai perché, e sono comprendono che le risposte possono arrivare in modo naturale senza sforzarsi di individuarle.

Sono persone dotate di un’alta tolleranza alla frustrazione, e hanno la capacità di dilazionare la gratificazione del momento presente per perseguire e perseverare nel raggiungimento dei propri obiettivi accogliendo anche la possibilità di affrontare disagi, sconfitte e fatiche.

Un’altra importante caratteristica di una persona resiliente è l’apertura al cambiamento, affrontandolo con grande fiducia nel futuro. Anche la capacità di adattamento è presente forte nelle persone resilienti ed è proprio l’adattamento, sia a livello fisico che psicologico, che li permette di affrontare le situazioni più disparate. E, infatti, per poter superare i momenti di difficoltà, le persone resilienti sono dotate persistenza e pazienza, indispensabili per poter uscire dalle difficoltà.

Le persone resilienti si prendono cura di sé stesse consapevoli che non ci si può dedicare ad aiutare gli altri se prima non si sta bene con sé stessi. Inoltre, sanno a chi rivolgersi quando serve un supporto e nello stesso tempo sanno come e quando dare una mano agli altri per migliorare la loro vita.

Si tratta di persone empatiche che sono in grado di leggere più facilmente le emozioni altrui e di mettersi nei panni dei propri cari e sono capaci di saper scegliere accuratamente le persone con cui esprimerle. Sanno coltivare il proprio valore, comprendendo che ciascuno è unico e diverso e coltivalo l’autostima.

Le persone che sono in grado di adattarsi meglio sono solitamente anche quelle più curiose e, infatti, le persone resilienti vogliono scoprire come funzionano le cose e non si lasciano scoraggiare dagli errori. La curiosità li spinge a fare sempre nuove esperienze, anche negative, per poi trasformarle in un momento di formazione e di apprendimento. Nonostante le avversità, guardano alla vita con ottimismo per affrontare anche le situazioni più stressanti.

Come aumentare la resilienza

“La resilienza non è una condizione ma un processo: la si costruisce lottando.”
George Eman Vaillant, psichiatra statunitense e professore nella Facoltà di Medicina ad Harvard

La resilienza è una caratteristica che può essere coltivata e aumentata. Sono diversi gli elementi e i fattori che permettono di diventare individui dotati di resilienza.

Uno degli elementi principali di una persona resiliente è la capacità di agire, consapevole che la soluzione non arriverà da sola, e di utilizzare le energie per cercare una via d’uscita alle situazioni. Agire permette di avere una visione più ampia degli obiettivi e delle possibili soluzioni. Non avere paura di prendere decisioni, non ignorate i problemi, cercare di non procrastinare aiuta e accresce la resilienza.

È importante inoltre sviluppare i propri obiettivi, scrivendoli in una lista, per poi agire e perseverare per il raggiungimento degli stessi.

La fiducia nelle proprie capacità e l’atteggiamento positivo aiutano a sviluppare una personalità resiliente e permettono di coltivare una visione positiva di sé stessi e permettere di scoprirsi. Può infatti capitare che dopo un duro colpo si senta la necessità di ritrovare il lato più spirituale, di leggere, di esplorare il corpo e la mente attraverso diverse attività. Una mente occupata si tiene lontana dai pensieri negativi.

È infatti importante essere ottimisti anche accettando la realtà. Spesso, infatti, non tutto è negativo e si può imparare a controllare la propria reazione alle diverse situazioni. Non accettare la realtà, infatti, non dà la possibilità di poterla cambiare. In più, è importante imparare a pianificare il futuro e lavorare attivamente per un futuro migliore.

Un altro elemento per aumentare la resilienza è smettere di dare colpa agli altri e concentrarsi per trovare una soluzione per raggiungere gli obiettivi. Molti eventi esterni non dipendono infatti da noi, mentre dipende da noi la capacità di interpretarli e affrontarli.

Essere resiliente non vuol dire essere un supereroe che riesce a risolvere i problemi da solo. Chiedere aiuto agli altri è molto utile. Inoltre, per chiunque è indispensabile avere l’appoggio di altri individui nei momenti più difficili. Avere una rete di salvataggio formata da persone possono aiutare a superare gli ostacoli con maggiore facilità.

Una persona resiliente favorisce il benessere prendendosi cura del corpo. La cura di sé avviene attraverso la promozione di fattori positivi sullo stile di vita quali; corretta alimentazione, sonno abbondante, idratazione e esercizio fisico regolare che rafforzano il corpo per adattarsi meglio allo stress e ridurre l’ansia o la depressione.

Tra gli altri fattori anche la possibilità di praticare mindfulness, scrivere un diario, fare yoga e dedicarsi ad altre pratiche spirituali, possono aiutare le persone a creare connessioni e a ripristinare la speranza.

Il lavoro più grande per diventare resilienti è l’importanza di saper accettate il cambiamento come parte della vita, accettando anche le circostanze che non possono essere cambiate concentrandosi su ciò che è possibile modificare.

Il coaching e la resilienza

Le difficoltà rafforzano la mente, così come il lavoro irrobustisce il corpo.” Seneca.

La resilienza nel coaching può essere potenziata e “allenata”. Un recente studio del Comitato Scientifico di ICF ha evidenziato che tra gli effetti positivi del Coaching vi è anche un impatto sulla resilienza in termini positivi.

In tema di obiettivi, uno dei segreti per aumentare la propria resilienza è fissare degli obiettivi, e il Coaching ha il compito di supportare l’individuo nel raggiungimento dei suoi obiettivi crescendo e affrontando le avversità.

Il coaching diventa quindi un alleato e offre un ambiente sicuro e supportivo in cui esplorare le sfide personali e sviluppare strategie per affrontarle con resilienza. Il Coach agisce da facilitatore del cambiamento, guidando il cliente nel processo di esplorazione e scoperta delle proprie risorse interne e capacità di resilienza.

La metafora della resilienza

Il compito di un bambino, supportato dalla cooperazione di genitori attenti e responsabili, è sviluppare l’abitudine a non darsi per vinto di fronte a sfide e ostacoli.” Martin Seligman, psicologo e educatore statunitense

Il racconto ‘L’asino e il pozzo’

Un giorno l’asino di un contadino cadde in un pozzo.

Non si era fatto male, ma non poteva più uscire.

Il povero animale continuò a ragliare sonoramente per ore.

Il contadino era straziato dai lamenti dell’asino, voleva salvarlo e cercò in tutti i modi di tirarlo fuori ma dopo inutili tentativi, si rassegnò e prese una decisione crudele.

Poiché l’asino era ormai molto vecchio e non serviva più a nulla e poiché il pozzo era ormai secco e in qualche modo bisognava chiuderlo, chiese aiuto agli altri contadini del villaggio per ricoprire di terra il pozzo.

Il povero asino imprigionato, al rumore delle palate e alle zolle di terra che gli piovevano dal cielo capì le intenzioni degli esseri umani e scoppiò in un pianto irrefrenabile.

Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l’asino rimase quieto.

Passò del tempo, nessuno aveva il coraggio di guardare nel pozzo mentre continuavano a gettare la terra.

Finalmente il contadino guardò nel pozzo e rimase sorpreso per quello che vide, l’asino si scrollava dalla groppa ogni palata di terra che gli buttavano addosso, e ci saliva sopra.

Man mano che i contadini gettavano le zolle di terra saliva sempre di più e si avvicinava al bordo del pozzo.

Zolla dopo zolla, gradino dopo gradino l’asino riuscì ad uscire dal pozzo con un balzo e cominciò a trottare felice.

Ti consiglio un libro

Il libro che consiglio è “Resisto dunque sono” di Pietro Trabucchi. L’autore sostiene con certezza che gli esseri umani sono stati progettati per affrontare con successo difficoltà e stress. Sono costruiti per convivere quotidianamente con lo stress. A questo scopo gli uomini possiedono, come un dono, un insieme di risorse che hanno ereditato dal passato: è la “resilienza” ad essere la norma negli esseri umani, non la fragilità; la “resilienza” psicologica è la capacità di persistere nel perseguire obiettivi difficili, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà relative.

Trabucchi utilizza il mondo dello sport come metafora, ma anche come disciplina da cui mutuare metodologie ed esperienze. Il libro è di aiuto a tutti coloro che vogliono vivere e non lasciarsi vivere.