Luigi Pirandello ha scritto “Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io”.
Capita spesso di giudicare le persone in base a ciò che si dice di loro, a ciò che si è potuto vedere, portando le persone, e spesso noi stessi, a indossare una maschera, diventando così meno autentici.

Ma facciamo un passo indietro …

La parola persona ha una possibile etimologia che deriva dal greco e dal sostantivo <u”>phersu (fersu) che significa maschera.

Venendo l’uomo definito attraverso le sue parti, la più visibile, e meno conoscibile, è la maschera. Ogni uomo, ogni persona, è così una maschera, e di conseguenza indossa una maschera.

La maschera, come accessorio, porta però un’aura di mistero. Il termine ha un’antica origine linguistica preindoeuropea ed indicherebbe (masca) il colore nero della fuliggine, fino a transitare nel latino medievale (mascara), con il significato di essere demoniaco, spettro, fantasma scuro. La maschera mette in contatto i concetti come la verità e la menzogna, il velamento e il disvelamento, il giusto e lo sbagliato.

Da quando veniamo al mondo siamo stati spesso educati a compiacere, a non essere amati per quello che siamo ma per quello che facciamo. Ci abituiamo così ad una serie di schemi che ci condizionano a indossare determinate maschere.

Pirandello ha condiviso il concetto che impariamo sulla nostra pelle ed è attraverso le esperienze che compiamo nel corso della vita che incontriamo tante maschere e pochi volti. Ed è proprio la maschera che ci invita a guardare e scoprire oltre.

La maschera: cos’è e quando viene indossata

La quotidianità trasmette spesso il messaggio secondo cui per inserirsi socialmente è necessario rispettare una serie di parametri considerati “normali. Si finisce così, in caso di scostamento dall’apparente normalità, di indossare una maschera.

La maschera viene indossata per essere all’altezza dei sogni altrui, al fine di nascondere qualcosa, per proteggersi quando si è vulnerabili e per adattarsi alla società, alle relazioni e al lavoro. Viene quindi indossata quando non si può adottare il comportamento che si vorrebbe con il fine di voler essere accettati.

Può avere un’origine diversa; può essere una richiesta di amore, anche inconscia, per mostrarsi “migliori” di come ci riteniamo. Oppure in funzione delle aspettative e degli schemi che abbiamo su noi stessi e che pensiamo gli altri abbiano su di noi.

Si tratta di un camuffamento sociale con il fine di apparire socialmente competenti, per adattarsi a ciò che è inteso per normalità. Lo scopo è nascondere i segni di divergenza e ad agire in modo differente facendo sentire di essere capaci di qualunque cosa e tengono lontano quello che potrebbe danneggiare.

La maschera è quindi un meccanismo di difesa inconsapevole che tenta di proteggere dal pericolo il nostro vero Io che non ha una connotazione necessariamente negativa.

Tipologie di maschere

Sono diverse le tipologie di maschere che si possono indossare in varie situazioni sociali e sono differenziabili in:

  • La Maschera Sociale: Questa maschera viene indossata in situazioni sociali per adattarsi alle convenzioni sociali e alle aspettative degli altri. Può comportare atteggiamenti più formali o conformi.
  • La Maschera Professionale: Quando si è al lavoro o in contesti professionali, molte persone adottano una maschera che riflette la loro competenza, professionalità e serietà.
  • La Maschera dell’Intrattenitore: In situazioni sociali più informali o durante eventi, alcune persone potrebbero adottare una maschera più divertente e spensierata per intrattenere gli altri.
  • La Maschera dell’Empatia: In determinate circostanze, si potrebbe voler mostrare un lato più empatico o comprensivo per stabilire connessioni più profonde con gli altri.
  • La Maschera dell’Assertività: Quando è necessario affrontare situazioni difficili o prendere decisioni, alcune persone possono indossare una maschera di assertività per comunicare con chiarezza e autorevolezza.
  • La Maschera dell’Ottimismo: In alcune situazioni, potrebbe essere benefico mostrare un atteggiamento positivo e ottimista per influenzare positivamente gli altri e creare un clima piacevole.
  • La Maschera dell’Indipendenza: In certi momenti, potrebbe essere utile mostrare una forte indipendenza e autonomia per dimostrare fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità.

Perché indossare una maschera

Indossare una “maschera” per adattarsi agli altri può aiutare a integrarsi meglio in determinati gruppi sociali o ambienti, facilitando l’accettazione da parte degli altri. Permette di conformarsi alle norme sociali e alle aspettative degli altri e può facilitare una comunicazione più fluida ed evitare conflitti o incomprensioni.

Nell’ambito lavorativo, adottare un comportamento professionale e conforme alle aspettative può favorire le relazioni professionali e creare opportunità di networking. Agisce anche nella riduzione dei conflitti contribuendo a evitare situazioni di conflitto o tensione, consentendo relazioni più armoniose.

Mostrare determinati tratti o comportamenti desiderati dagli altri può portare a un aumento della fiducia e dell’apprezzamento da parte degli altri. Adottare una maschera può agevolare inoltre la creazione di legami più stretti con gli altri, e può contribuire al successo personale e sociale.

I rischi di indossare una maschera

È importante considerare i potenziali rischi e svantaggi di indossare una maschera. L’indossare costantemente una maschera può portare a una mancanza di autenticità, stress emotivo e alla sensazione di essere incompresi. Potrebbe essere difficile mantenere nel tempo una maschera che non riflette veramente la propria personalità.

Indossare una maschera per piacere agli altri può comportare diversi rischi, il primo tra tutti è la mancanza di autenticità. Infatti, l’uso costante di una maschera può portare a una mancanza di autenticità, con il rischio di perdere il contatto con la propria vera identità portando a sentimenti di vuoto, incomprensione di sé stessi e difficoltà nel mantenere relazioni sincere.

Tentare di conformarsi alle aspettative degli altri può generare stress emotivo; la paura di non essere accettati o di essere giudicati può provocare ansia e tensione, influendo negativamente sul benessere mentale. Inoltre, mantenere una maschera richiede sforzo continuo e potrebbe comportare un esaurimento emotivo nel lungo termine portando a una sensazione di stanchezza e frustrazione.

Le relazioni potrebbero diventare superficiali e mancare di profondità emotiva; infatti, se gli altri apprezzano la maschera e non la persona reale dietro di essa può rendere difficile costruire connessioni autentiche e significative.

Anche l’autostima ne risente perché basare il proprio valore sulla reazione degli altri alla maschera può portare a un’instabilità dell’autostima e la percezione di sé stessi potrebbe diventare dipendente dall’approvazione esterna, aumentando la vulnerabilità alle critiche.

Un altro risvolto negativo dell’indossare la maschera è il rischio di perdere contatto con i propri desideri e valori. Conformandosi costantemente agli altri, si perde di vista il proprio essere portando a una sensazione di smarrimento e insoddisfazione personale nel lungo termine.

Infine, l’indossare una maschera può portare a un senso di isolamento emotivo ed accrescere la paura di essere scoperti o di non essere compresi creando una barriera tra la persona autentica e gli altri.

Come liberarsi delle maschere

liberarsi della maschera

Non sono tutto ciò che vedi, né vedi tutto ciò che sono”.

La chiave dell’indossare o no una maschera è trovare un equilibrio tra adattamento sociale e autenticità. Pur essendo un meccanismo di difesa, sarebbe meglio non sentirsi obbligati ad indossare maschere.

Liberarsi dalle maschere può essere un processo complesso e personale; tuttavia, è un passo importante verso una vita più autentica e soddisfacente che richiede tempo, pazienza e gentilezza.

Il primo passo è l’autoconsapevolezza, ed essere sicuri di sè stessi, ovvero riflettere su sé stessi e sulla vita cercando di capire quali maschere si indossano e quando le si indossano. È opportuno, infatti, chiedersi perché le si indossa e quali sono le ragioni dietro queste scelte.

Comprendere e riconoscere che nessuno è perfetto, e che tutti hanno aspetti negativi e positivi, porta all’accettazione di sé, pregi e difetti compresi.

Mantenere la coerenza tra le azioni e i valori può portare a una maggiore autenticità, è importante quindi identificare i valori fondamentali e chiedersi se le maschere che si indossano sono in linea con questi valori.

Scoprire cosa appassiona e andare all’esplorazione di sé stessi, interessi e passioni, permette di connettersi con il vero io e dedicarsi del tempo.

Infine, rompere la dipendenza dall’approvazione degli altri permette di lavorare e esplorare la felicità e soddisfazione personale anziché cercare costantemente l’approvazione altrui.

Il percorso per liberarsi dalle maschere è un viaggio personale e unico per ciascuno. Grazie all’autoesplorazione e l’impegno verso l’autenticità, è possibile costruire una vita più in sintonia con il proprio vero sé.

L’aiuto del coaching

Come abbiamo visto, viviamo in un mondo in cui spesso ci troviamo a indossare maschere per adattarci alle aspettative degli altri, nascondendo il nostro vero io. Il coaching può essere un prezioso alleato nel percorso verso l’indipendenza dalle maschere e nel riscoprire l’autenticità.

Il coaching inizia infatti con l’autoconsapevolezza, un pilastro fondamentale per liberarsi dalle maschere. I coach aiutano le persone a esplorare i propri pensieri, emozioni e comportamenti, guidandoli nella comprensione di sé stessi. Attraverso domande potenti mirate e riflessioni, il coaching apre la porta a una consapevolezza più profonda delle maschere che indossiamo e delle motivazioni dietro di esse.

Durante le sessioni di coaching i coach lavorano con i coachee per identificare le convinzioni limitanti che alimentano l’uso delle maschere e che spesso si radicano nell’autostima, nella paura del giudizio o nella necessità di approvazione. Il coaching sfida queste credenze, incoraggiando una prospettiva più positiva e costruttiva di sé stessi.

Il coaching si distingue per la sua natura orientata all’azione. I coach collaborano quindi con gli individui per sviluppare piani d’azione personalizzati che favoriscano la transizione verso una vita più autentica. I piani di azione coinvolgono spesso piccoli passi pratici, gradualmente integrati nella vita quotidiana, per rompere le abitudini legate alle maschere.

Una parte essenziale del coaching è l’allenamento alla comunicazione autentica. Gli individui imparano a esprimere i propri pensieri e sentimenti in modo chiaro e onesto, senza timore di giudizio. Questa competenza è cruciale nel processo di liberazione dalle maschere, poiché consente una connessione più autentica con gli altri.

Il coaching promuove l’accettazione incondizionata di sé stessi. Gli individui imparano così a celebrare le loro unicità e a riconoscere il valore intrinseco del loro vero io. Questa accettazione crea una base solida per la costruzione di una vita basata sull’autenticità.

Liberarsi dalle maschere richiede impegno e consapevolezza, ma con il supporto di un coach, ogni individuo può intraprendere questo viaggio di trasformazione personale.

Come trovare un coach

Se sei alla ricerca di un coach che ti possa aiutare nel percorso è possibile ricercare il professionista che fa per te su Asso.Co.Pro.

Ti suggerisco un libro

Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello

“Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso.”

Da Mondadori: Pubblicato nel 1927, Uno, nessuno e centomila è il romanzo di Luigi Pirandello che meglio esprime il nucleo su cui si fonda la sua immensa opera teatrale. Protagonista del racconto è Vitangelo Moscarda che, a un certo punto della sua esistenza, giunge a una sconvolgente rivelazione: ogni uomo o donna non è un solo individuo ma centomila. Cosa vuol dire? Che ognuno ha tante personalità quante gli altri gliene attribuiscono. E solo chi compie questa scoperta ha la possibilità di diventare “nessuno”, cioè di spogliarsi di tutte quelle identità e osservare come lui appare agli altri.

Confessioni di una maschera di Yukio Mishima

“Avevo imparato ad atteggiare le labbra al sorriso di chi la sa lunga sulle vicende del mondo, un sorriso simile a quello di un giovane sacerdote. Avevo il senso di non essere né vivo né morto.”

Da Mondadori: In Kochan “difetta in via assoluta qualsiasi forma di voglia carnale per l’altro sesso” per questo, fin da piccolo, deve imparare a vivere celando la propria autentica identità. Il protagonista, infatti, deve fare i conti con i propri desideri e le proprie inclinazioni nel Giappone imperiale prebellico, militarista e dalla morale inflessibile. Simula vizi immaginari per far passare inosservate le sue vere inclinazioni, si costringe a corteggiare giovinette per chiarire sino a qual punto la donna possa offrire piaceri reali, corregge con zelo manifestazioni di rischiosa passionalità. Ma “le emozioni non hanno simpatia per l’ordine fisso” e i suoi sentimenti reali rimangono, tenaci, quelli nascosti dalla maschera della correttezza ufficiale.