Oggi voglio parlarti di LORO: quelle persone che fanno parte della tua azienda, creando sistemi di relazione nella tua organizzazione. Le chiami Risorse Umane.
Che tu sia un imprenditore, un manager di aziende di piccole, medie o grandi dimensioni, le Risorse Umane sono quelle che ti aiutano a fare la differenza nella tua produzione o nei tuoi servizi.
Le hai scelte (o le hai fatte scegliere). Le utilizzi come meglio credi e puoi, nel rispetto del contratto di lavoro, nella maggior parte dei casi.
E hai investito su di loro un sacco di aspettative: soprattutto aspettative di fedeltà, devozione e – se parliamo di rete commerciale – di obiettivi e risultati.
Ecco, la tua opera di lavoro è sotto i tuoi occhi, con le persone che giorno dopo giorno entrano in azienda, ti salutano, sanno che tu dai loro l’opportunità di essere utili alla causa, alla missione aziendale. Sei lì a dar loro il valore e il rispetto che meritano.
Bello vero? Un quadro meraviglioso.
Eppure, non è raro il caso in cui entro in azienda chiamata per un intervento di coaching – di solito nasce come una richiesta di ri-motivazione delle Risorse Umane – che scopro una dimensione molto diversa da quella del tuo immaginario.
Perché oggi, mio caro amico imprenditore, manager, responsabile, direttore…oggi ho una notizia importante da darti. In diverse mie esperienze, parlando con le TUE risorse umane, ho scoperto che si lamentano.
Ebbene sì. Si lamentano. Di solito in merito a questo:
- Non sempre capiscono cosa devono fare;
- Non sempre comprendono se l’urgenza è veramente urgenza;
- Non sempre capiscono il senso delle cose che chiedi loro di fare;
- Non sempre hanno la sensazione che le tue decisioni siano produttive;
- SPESSO pensano che tu NON capisca il loro lavoro (e hanno ragione…ma ti spiego fra un po’ perché);
- SPESSO pensano che dovresti occuparti un po’ più del clima di lavoro che solo della produttività;
- SPESSO pensano di NON poterti dire le cose come stanno – secondo loro – perché hanno timore che le loro parole si ritorceranno conto;
- SPESSO pensano che DOVRESTI dar loro più spazio di iniziativa, se chiedi il loro parere, perché ci restano male se poi decidi diversamente;
- SEMPRE PIU’ SPESSO pensano che al posto tuo, farebbero altro…soprattutto nel trattarli personalmente…
E POTREI continuare, ma mi fermo qui.
Ora…nelle prime 4 lamentele, certamente puoi attivare subito un pizzico di aggiustamento. Infondo, negli articoli precedenti (sul FEEDBACK e sulla necessità di CONTESTUALIZZARE le richieste) hai già una soluzione che vale per 4.
Gli ultimi 5 punti, invece richiedono un momento di attenzione.
Ti spiego perché, partendo dalla riflessione più delicata.
TU, caro amico imprenditore, direttore, manager,
NON puoi capire veramente il loro lavoro.
E aggiungo: ci mancherebbe. Se no cosa le avresti contrattualizzate a fare? In questo, nulla questio.
Tuttavia, quando cominci a sentire l’odore e l’umore della lamentela di cui sopra, sappi che sei di fronte ad un piccolo campanello dall’allarme.
Perché se è vero che ognuno ha il suo ruolo e il tuo è quello di dirigere e decidere e il loro quello di eseguire, NON SAPERE qual è il tempo medio di esecuzione di lavoro possibile di una risorsa, ti mette in una situazione precaria.
Mi spiego meglio.
Da dirigente/imprenditore/responsabile è fondamentale tenere conto di questi dati:
- Quanto tempo e quante risorse impiega il mio collaboratore per realizzare un compito di bassa, media, alta difficoltà?
- Quanto tempo e quali risorse impiega il mio collaboratore effettivamente per compiere quel dato TASK che IO ritengo plausibile secondo la normale capacità di esecuzione?
- La persona alla quale HO CHIESTO di eseguire quel determinato compito, HA VERAMENTE tutte le capacità che occorrono per assolvere nei tempi e nei modi che io chiedo (e che ho già spiegato bene?)
Se hai una risposta quantitativa precisa di questi dati, allora puoi anche interrompere qui la lettura e rivedere giusto l’articolo sul feedback costruttivo.
Se invece NON hai una REALE idea dei dati che rispondono alle domande di cui sopra, sarà il caso che tu prenda dei provvedimenti.
Non ti sto dicendo di metterti a fianco dei tuoi collaboratori – uno ad uno – per verificare SE svolgono bene il loro lavoro. Ciò che ti sto invitando a pensare è che – avendoli scelti – sicuramente i tuoi COLLABORATORI si trovano in un momento di empasse, se SI LAMENTANO di questo.
In soldoni: stanno dicendo che il clima di lavoro e il tipo di lavoro cui vengono chiamati NON corrisponde più le loro motivazioni.
Certamente, puoi far valere il tuo ruolo di imprenditore/dirigente, far finta di nulla, o peggio esigere concentrazione, focus, attenzione, altrimenti si è liberi di andar via (usiamo un eufemismo).
Ma in questo caso sai cosa accadrebbe?
CHE PER QUANTO tu sappia che il lavoro è prezioso e tu resti la loro risorsa per sopravvivenza, cominceranno ad essere sempre più lamentose e inconsciamente più predisposte all’errore.
Questo significa che in un processo produttivo, al posto della cooperazione scoprirai che si attiveranno dinamiche di competizione, di direzione autoritaria o di resistenza all’autorità. Insomma, sei seduto sul caos che sta per scoppiare, salvato solo dalla loro paura di perdere il lavoro.
Di fatto, questa leva motivazionale, la paura appunto, è benzina annacquata del tuo sistema di produzione o di realizzazione servizi. Stai per avere una bomba ad orologeria che toccherà gestirti prima o poi.
COSA PUOI FARE?
Diverse cose, ma la prima è METTERE LE MANI IN PASTA IN PRIMA PERSONA.
Ci sono esempi virtuosi ed eccellenti di imprenditori ad alto contenuto di leadership motivazionale che ai propri collaboratori NON devono nemmeno chiedere di più. Lo ricevono. E non perché si chiamano Giovanni Rana o perché hanno messo l’asilo in azienda (certo anche quello conta).
Sono riusciti ad attivare un processo di ascolto virtuoso che ha consentito di CREARE un contenitore per le lamentele e ri-orientare le esigenze in un sistema di affiancamento, formazione specialistica, coaching.
Insomma, si sono attivati perché le avvisaglie non diventassero parole di demotivazione rivolte nell’etere del respiro aziendale. Perché questi imprenditori virtuosi – proprio come te – hanno scelto di avere come collaboratori persone che fossero ORGOGLIOSE e FELICI di far parte di un PROGETTO AZIENDALE, non solo perché potessero sopravvivere o vivere del proprio lavoro: ma perché fossero coinvolte fino in fondo. Ogni giorno. Non solo quando si hanno successi, ma anche nell’errore.
Visione, missione e regole (o valori) aziendali vengono costantemente confermati da comportamenti coerenti e vividi, dove rispetto e umiltà fanno la cornice nella responsabilità del ruolo.
Il capo decide ciò che la mano fa. Se la mano fa qualcosa contro il capo, il capo ha sbagliato input o comunicazione neurologica. PENSACI.
COSA SUCCEDE SE NON LO FAI?
Potresti dover mandar via qualche risorsa, o trovarti imbrigliato a cambiarle ruolo.
O ancora essere costretto ad assumerne un’altra.
Stai sentendo il contatore dell’avvocato, il sindacalista, il consulente del lavoro, il selezionatore e l’affiancamento formativo che stanno contando gli investimenti che sarai costretto a fare?
Ogni Risorsa che perdi si trasforma in un danno: non solo economico, ma – dipende al ruolo certo – anche di immagine e di brand positioning.
Soprattutto se stai per perdere un pezzo importante come il tuo responsabile vendite n.1 o peggio il tuo responsabile produzione o acquisti…
Soprattutto, se prendi seriamente in considerazione che anticipare le lamentele è meravigliosamente facile.
Non sto parlando delle lamentele tipiche del lavoratore (le prime 4)…mi riferisco a quelle che parlano un linguaggio fatto di sfiducia profonda e di demotivazione.
E solo tu, imprenditore, hai la possibilità di evitare il “ tradimento” del tuo sistema, cogliendo l’occasione per cambiare la modalità di gestire il clima di lavoro, in modo virtuoso. Proprio come quegli imprenditori VIRTUOSI.
Basta pochissimo. Uno spazio, un tempo periodico dedicato e azioni mirate alla gestione di team e leadership. Mani e Testa insieme, su misura.
Scuola di Coaching Master Coach Italia
Il nostro percorso formativo “Scuola di Coaching MCI” è riconosciuto da Asso.Co.Pro. (Associazione Coach Professionisti).
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