Il 16 marzo 2017 alcuni Coach MCI (Pasquale Adamo, Maria Carducci, Daniela Marrocco, Daniela Pietromonaco, Marilena Satalino e Vincenza Tridente) si sono dati un appuntamento molto particolare.

Dove? Closed door a Bari. Perché? Per un esperimento di “escaping coaching”…ovvero problem solving e team working nel “gioco strategico di squadra”.

Tema del gioco la favola di “Pinocchio”. Poche istruzioni prima di entrare nel vivo del gioco, articolato in una serie di enigmi da risolvere, per riuscire letteralmente ad aprire le “porte” delle diverse stanze fino all’uscita, in un tempo prestabilito.

La prima sensazione è stata di stupore misto a curiosità.

Ogni dettaglio poteva essere importante per la risoluzione degli enigmi. Abbiamo diviso le energie in modo che ognuno di noi si concentrasse su un angolo della stanza e tentasse di trovare la soluzione. Tanti tasselli di un unico grande puzzle da ricostruire. Ma dopo un po’ lo smarrimento ha preso il sopravvento, lasciando emergere le criticità del gruppo e le aree di miglioramento di  ognuno.

Eppure le risorse erano proprio lì dentro di noi e un po’ alla volta sono venute alla superficie dimostrando ancora una volta l’importanza della “guida” per il recupero di tutte quelle energie inconsce che se ben canalizzate diventano la chiave del successo e il “Deus ex machina” della situazione.

Cimentarsi in un gioco di squadra significa soprattutto saper attingere alla proprie risorse interiori per metterle al servizio del gruppo, ma significa anche saper riconoscere i propri limiti e le abilità degli altri per cedere il passo, sapendo che questo è proprio ciò che può fare la differenza per giungere alla soluzione dell’enigma con la massima efficacia possibile e nel minor tempo.

Il “pensiero strategico” richiede osservazione e ascolto attivo per raccogliere tutte le informazioni utili, metterle insieme e agire di conseguenza.

Difronte ad un ostacolo che non riusciamo a superare, invece di tenercelo stretto, dobbiamo piuttosto cercare le chiavi per la risoluzione del problema.

Dopo una “sconfitta” mettersi in disparte significa privare il gruppo delle proprie risorse, abilità e talento. Non riuscire a risolvere un “enigma”, non vuol dire non poter risolvere tutti gli altri.

La consapevolezza che ognuno sa fare bene qualcosa, sottolinea l’importanza che ciascuno faccia quello che sa fare meglio.

Come mi sono sentita? Magicamente emozionata.

Cosa ho imparato? L’importanza del lavoro di squadra. La valorizzazione del Talento di ciascuno. Il valore del gruppo. La determinazione e la flessibilità nella risoluzione dei problemi.

Tutto questo e molto altro ancora è alla base del Coaching.

Vincenza Tridente (Coach e Tutor Scuola di Coaching MCI)