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Nulla avviene per caso

Si dice che “nulla avviene per caso”.
Il webinar “Trasmutazione emotiva” del 24 giugno 2021 organizzato da Master Coach Italia e tenuto da Pasquale Adamo sembra dimostrare questa tesi.

Il percorso comincia con una domanda, una domanda potente:

“Qual è la vera ragione che ti ha portato qui, ora, proprio a questo webinar?”

Subito è chiaro che non è un Webinar come gli altri.
In pochi minuti, se ti dai il permesso, ti ritrovi a vivere un viaggio animico, a tratti catartico, assieme ai tuoi compagni.

Lo strumento di coaching che emerge per primo è quello della metafora. A tratti assume un sapore quasi sciamanico senza mai perdere, però, il contatto con le dinamiche del coaching. Questa sensazione è potente e funzionale e cresce nel corso del cammino.

La metafora scavalca la razionalità e lascia liberi di “darsi il permesso” di esplorare e, pian piano, “ti lasci andare”.

Trasmutare ogni ferita

Il viaggio è individuale. Ognuno ha la sua ferita, ma si avanza affidandosi l’uno agli altri: il viaggio si snoda attraverso una storia comune, universale, che al contempo è anche intima e personale. Cosa vuol dire? Difficile dirlo senza essere noiosamente tecnici o esageratamente emotivi. Per farla semplice: bisogna vivere questa esperienza pe apprezzarla, mettiamola così.

Il concetto di trasmutazione è lì che si svela passo dopo passo. Lavora dall’interno verso l’esterno, dal presente verso il passato per proiettare un futuro migliore, ideale. Per ognuno l’esperienza è differente, lo abbiamo detto: differente è la ferita, come la scoperta e la meta del viaggio, anche se per tutto il tempo si percepisce il valore, il dono del “condividere il fardello”.

Mai avrei pensato di essere testimone e di sentir vibrare emozioni tanto potenti in un webinar. Certo, il titolo faceva presagire qualcosa di “forte”, ma non potevo pensare di arrivare ad un tale livello di intimità.

Scorgere un fine più alto

Col passare del tempo mi ritrovo a cambiare il mio punto di osservazione, a cambiare quello che so di me in quell’esperienza, quello che so di quella ferita su cui ho scelto di lavorare. Ora ci scorgo un fine più alto, un dono per raggiungere il mio scopo naturale.

La metafora è una storia che a questo punto si fa propria e spalanca gli occhi. La trasmutazione comincia con “l’osservare” la ferita per cercare quel qualcosa di nuovo, che cambi la nostra consapevolezza e la coscienza di quanto abbiamo vissuto.

Comincio a rendermi conto di aver reagito a quella ferita, anziché rispondere, sviando così il mio percorso di vita verso una strada più ardua e tortuosa.

Soprattutto guardo negli occhi la mia maschera, osservo il momento in cui l’ho indossata: mi sono trovato di fronte alle conseguenze ed alle alternative.

Quello che cerchiamo per dare il via alla trasmutazione è quel tutto ciò che la riguarda: è un nuovo punto di vista che è sempre stato lì, ignorato. Lo andiamo a cercare davvero in profondità, nel corpo e nelle sensazioni che ci restituisce (come nel focusing), prendendo l’energia e il coraggio per ogni passo da una forte energia generativa. Una forza che nasce dal gruppo: dalla condivisione sincera, aperta e costruttiva (come nella Teoria U).

Quindi, cosa significa trasmutazione emotiva?

La mia risposta è: trasformare una ferita in una risorsa, un dono, in una spinta verso la migliore versione del proprio destino. Significa fare pace con le ferite del passato e accettare che “quel che fa male non è sempre male”. Anche il dolore ha qualcosa di buono per te.

Significa scavare e scavare fino a trarre, da quella ferita, il tuo dono; da quelle emozioni così forti, il tuo senso (o direzione?). Come un diamante estratto a fatica dalla roccia dura e tagliente di quel pozzo misterioso che è, a volte, il passato.

Perché è importante?

Immaginiamo il viaggio della vita come una strada, un intreccio di vie più o meno lineari: in questa strada verso la realizzazione di noi stessi, la ferita è un bivio. Ci può spingere verso il nostro scopo naturale con ancora più forza, o dirottare verso un labirinto di sensazioni negative, dubbi e frustrazione. Ci può far girare a vuoto allontanandoci sempre di più dal nostro fine naturale (nulla avviene per caso).

Ecco che, cambiando quel che sappiamo di quell’esperienza, di noi stessi in quell’esperienza, di conseguenza cambiamo intimamente e, quindi, cambiamo le nostre prospettive future. Cambia la nostra direzione: ci riportiamo su quella via, non per forza retta, che è naturale per noi e per i nostri talenti.

Cambia ciò che sai, chi sei e cosa vuoi

Attraverso l’uso della metafora e di esercizi di coaching “sciamanico” scopriamo con disarmante naturalezza che una ferita porta in sé dei “doni” e non solo dolore: il primo è la possibilità di ri-conoscersi (sai), conoscere sé nuovamente.

Scopriamo che possiamo scegliere di rispondere alle ferite anziché reagire.

Così, dal ri-conoscere (e attraversare) quel tutto ciò che di nuovo sveliamo a noi stessi, emergono verità a cui, poco prima, non avevamo accesso. Emerge la vera trama di quella storia che ci raccontiamo immutata (forse contaminata) da tanti anni.

Ecco che si arriva a scorgere quel qualcosa di nuovo. Di conseguenza cambia quel che si sa di sé stessi (sai), cambia la mappa del mondo e il modo di leggere la storia (sei), fino a scoprire una nuova direzione e un nuovo fine (vuoi).

Il viaggio si conclude

Ma questa è solo la mia versione della storia. Ogni partecipante ha riletto e rielaborato la propria, sfruttando e generando i suoi propri talenti.

Non si può concludere un viaggio così profondo in 2h30, senza averci assegnato anche un bel compito a casa. Ma quel che conta è che il viaggio sia cominciato col piede e l’equipaggiamento giusto.

Per restare nel mondo della metafora è come una palla di neve che rotola giù da una montagna crescendo sempre più.

Alberto Gambetta
(Coach MCI)