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Ci sono situazioni in cui avviare un percorso di coaching NON è la scelta giusta. E’ necessario saper riconoscere questi momenti per evitare sprechi (per la committenza) e frustrazioni (per il Coach).

Partiamo da alcuni dati.

Solo negli Stati Uniti, lo scorso anno, secondo IbisWorld, le aziende statunitensi hanno investito 1 miliardo di dollari per avviare attività di coaching. Questo dato è aumentato del 20% rispetto a cinque anni prima.
Inoltre, il numero di business coach – in tutto il mondo – è aumentato di oltre il 60% dal 2007. 

In tantissimi casi, gli executive coach hanno migliorato le prestazioni di molti manager e hanno potenziato la performance di manager meno preparati.

Allo stesso tempo, però, esistono dei segnali, degli indicatori che ci suggeriscono di non investire in un’attività di coaching! Anche perchè l’intervento di un executive coach può costare anche 100.000$ in un anno (cifra riferita al mercato statunitense).

Ecco quali sono i segnali da osservare e ascoltare:

1.IL MANAGER ATTRIBUISCE CAUSE ESTERNE ALLE PROPRIE  DIFFICOLTA’ 

Quando le cose vanno male, hanno sempre una scusa pronta! Puntano il dito contro il team, contro la scarsità di risorse e – persino – contro il loro capo.
In questo caso, l’attività di coaching prima di iniziare, deve ottenere una presa di consapevolezza, anzi di responsabilità!
Il primo passo, infatti, del manager dovrà essere quello di comprendere la sua posizione rispetto al problema, di innalzare i livelli di responsabilità rispetto alle difficoltà.
Solo quando il Manger avrà compreso che è parte del problema –  e quindi della soluzione – si potrà ottenere un sensibile cambiamento.

2. IL MANAGER DICHIARA DI NON AVERE TEMPO

Sono manager che annullano gli incontri di coaching all’ultimo momento. Si lamentano per il poco tempo a disposizione e sono visibilmente distratti durante le sessioni di coaching.
In questi casi, il manager non ha compreso le potenzialità del coaching e non ha capito il valore che il percorso di coaching può avere per la sua crescita personale e professionale.
Pertanto, prima di avviare l’attività di coaching, sarà necessario creare un’alleanza formativa e tras-formativa con il manager, perchè senza il suo impegno, la giusta attenzione e la sua disponibilità a mettersi in gioco, l’attività di coaching non sarà funzionale.

3. IL MANAGER SI CONCENTRA SOLO SU TATTICHE

In alcuni casi, il manager è ben disposto nei confronti dell’attività di coaching, però non è disposto a scendere in profondità. Non è disposto ad un lavoro intenso, vibrante e – spesso – emozionante. Vuole lavorare sui comportamenti, ma non sulle sue convinzioni.
Desiderano le risposte ed evitano le domande. Inoltre, sperano che il percorso sia breve e che si arrivi velocemente alla soluzione con pochissima fatica e – soprattutto – cambiando poco!

4. IL MANAGER RITARDA L’AVVIO DEL PERCORSO DI COACHING

Se da una parte è indispensabile che si crei un’ottimale relazione tra Coach e Manager, è anche vero che, alcuni manager, utilizzano questa scusa per evitare di lavorare su se stessi.
Non tutti i manager sono pronti ad allenarsi! Non tutti i manager sono pronti per avviare un percorso di tras-formazione personale e professionale. In alcuni casi, c’è troppa paura, c’è troppa diffidenza personale per poter avviare un percorso di coaching.

[Rivisitazione dell’articolo originale della Harvard Business Review4 Signs an Executive Isn’t Ready for Coaching”.]

Pasquale Adamo
(Direttore Scuola di Coaching MCI)