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Il viaggio. Ogni volta che ne intraprendo uno, ho la consapevolezza che sarà un modo diverso per imparare qualcosa di più.
Di me prima di tutto.

Non so se ci hai mai fatto caso, ma il viaggio ha una sua ritualità emozionale specifica.
Si prepara nella tua mente e nello spirito con il suo nastro magnetico pronto ad essere ricordato e impressionato.
È un viaggio che in realtà fai 3 volte … almeno.

Pensaci.
Inizia nel momento in cui lo prepari.
Metti in ordine le cose che ti servono, organizzi i pensieri e le aspettative (forse innalzandole, forse eludendole), metti insieme i pezzi di un puzzle di informazioni con una Lonely planet che sta lì vicino a darti il conforto della conoscenza. Così non ti sentirai estraneo.

Poi c’è il momento dell’inizio del viaggio e del viaggio in se’.
Dove cominci a mettere insieme al pensiero le sensazioni del corpo. Sensualmente il viaggio ti si appiccica addosso in modo invadente o delicato (dipende dalla meta e dal programma) … ma sta di fatto che inizi a respirarlo.

Forse è qui che inizia l’incisione su quel nastro. Perché gli odori, i sapori, i colori, i suoni e le sensazioni che ti respiri nel viaggio non sono mai come te le aspetti.
La mente proietta ma il corpo vive … segna… impara. Sente.
E fa differenza. Cavolo se la fa.

La tua LonelyPlanet resta amica certo, ma quel Vivere il viaggio non lo racconta nessuno alla tua pelle. Solo tu mentre lo vivi.

E capici se lo ami, ti piace, ce la fai, oppure non è proprio come volevi.

Ma ci sei.
Se lo fai.
E ti rendi conto di una cosa su tutte: l’estraneo non sei tu, perché sei in un posto lontano da casa.
No.
Sei tu estraneo a quel te stesso che cammina per strade e paesaggi nuovi, ed esperienze nuove che non avevi nel bagaglio del “tutto sotto controllo” che normalmente hai quando ti sentì competente.

Ecco, il viaggio ha questo potere. Ti riporta al momento della incompetenza profonda di te stesso. Nel viaggio riacquisti una verginità imbarazzante che ti toglie preconcetti e filtri che non puoi mantenere ( a meno che tu non riacquisti un biglietto di ritorno ).

Il viaggio in movimento ha la capacità di insegnarti quanto ancora hai da imparare di te. Dei tuoi limiti. Del tuo potenziale.

Lo fa tra fiato sospeso e fiato corto, tra persone che incontri e quelle con cui ti scontri.

E alla fine di tutto c’è il ritorno a casa. Quello che ti dice che stai per tornare alla “normalità”.
Solo che.. come glielo dici al mondo che dopo tutto questo della normalità che eri non sei più nulla o quasi?

Eppure torni. Ti illudi che le abitudini ti riporteranno dove eri.

E inizia il momento del racconto del viaggio. Lo rivivi, lo rivedi, lo elabori soprattutto a te stesso.
E ne creo uno nuovo che sarà la tua versione definitiva (forse).

Un viaggio nel viaggio che ti trasforma ancora e ancora .. dentro. Perché lo realizzi solo dopo che il
Viaggio ti ha regalato una nuova parte di te che non conoscevi nemmeno. Che ti ha presentato un estraneo che ora sai chi è …
Ti ha consegnato la consapevolezza che mentre parti, quella esperienza ti fa rinascere di nuovo a vita diversa.

E sai.. che chi è partito, veramente non è più tornato se non sostituito da un nuovo Te.

Coach Daniela Marrocco (Docente Scuola di Coaching MCI)