Sbagliando si impara solo se…
Quante volte ti hanno detto: “sbagliando si impara“?
Tantissime.
Ma è proprio così?
Stanno davvero così le cose?
Tutte le volte che sbaglio, saprò imparare dai miei errori.
In parte sì, ma solo se ti assicuri di fare i seguenti 3 passaggi.
Senza questi passaggi, non stai davvero imparando.
Nella migliore delle ipotesi, avrai semplicemente memorizzato, che è ben diverso da imparare.
1.Sbagliando si impara, ma solo quando impari qualcosa di positivo.
Ti faccio un esempio facile e immediato, che rivolgo spesso ai ragazzi delle Scuole che incontro durante i miei percorsi di Orientamento alla vita & Coaching.
Hai litigato con la tua migliore amica. La tua migliore amica ha tradito la tua fiducia. Per esempio, ha spifferato il tuo segreto ad un’altra persona.
A questo punto, tu dici a te stessa: “cosa ho imparato da questa esperienza? Ho imparato che NON DEVO MAI FIDARMI DI NESSUNO!”
Ora, ti chiedo, ti sembra un buon insegnamento questo?
Come vivrai le tue relazioni future se ti porti dietro questo insegnamento? (nel coaching si chiamano credenze limitanti).
Come vedi in questi casi, “sbagliando si impara” è un disastro! Dall’errore non hai imparato qualcosa di positivo, ma qualcosa di negativo, che ti condizionerà per il resto della tua vita.
Invece, in ogni esperienza (errore) devi cercare qualcosa che ti faccia evolvere, che ti faccia diventare una persona migliore.
2. Impari solo se lo sai e te ne ricordi.
Quante cose hai imparato (pensa a scuola o all’Università) e poi non le ricordi più?
Pensi davvero che quelle cose tu possa annoverarle tra le cose che hai imparato? Assolutamente NO!
Nella migliore delle ipotesi, le hai vagamente memorizzate per qualche tempo e sono finite nella stanza intitolata dimenticatoio.
Non basta che tu memorizzi delle cose. Devi anche ricordarle.
Questo è il primo passo per poter dire che hai davvero imparato qualcosa. Ma non è ancora finita!
3. Impari solo se lo sai fare e lo fai
Non è sufficiente sbagliare. Non è sufficiente imparare. Non è sufficiente ricordare. Bisogna anche saper fare quello che si è imparato e bisogna farlo.
Mi spiego.
Mi occupo di Formazione dal 2008. Immagina quanti corsisti ho incontrato nella mia vita.
La difficoltà più grande per le persone in formazione, non è quella di imparare (inteso come memorizzare), ma quella di saper fare quello che si è imparato e soprattutto FARLO.
Sì, perchè se saperlo fare può essere anche una mia responsabilità (in qualità di Formatore devo assicurarmi che tu sappia fare ciò che hai imparato), la possibilità che tu ti applichi in quello che hai imparato e che si trasformi in una abilità/competenza/ dipendono solo da TE!
Molte persone memorizzano tanto. Fanno tantissimi corsi. Ascoltano tanti Guru. Leggono libri, su libri (questo non fa mai male), ma sono sempre allo stesso punto.
Sai perchè? Perchè non applicano quello che hanno imparato. Semplicemente: NON FANNO.
Al massimo, è tutto nella loro testa, ma è confinato in una scatola chiusa a chiave!
Puoi fare tutti i corsi del pianeta, puoi seguirli con i migliori GURU americani o orientali (solitamente vengono da lì), ma se quello che hai memorizzato, non si trasforma in pratica quotidiana e costante, non ti servirà a nulla, perchè “L’uomo è ciò che fa” (André Malraux)
Coach Pasquale Adamo (Direttore Didattico Scuola di Coachig MCI)
Condivido pienamente Pasquale, ne abbiamo parlato l’altra sera al corso. Questo è stato l’errore che ho commesso personalmente per alcuni anni della mia vita professionale. Le conoscenze erano tante, ma i risultati non erano proporzionati ad esse.Poi ho compreso che il sapere senza una metodologia di lavoro pratica e duplicabile per tutti non serve a niente, se non a soddisfare il nostro ego. Un sincero e affettuoso saluto.
Grazie Giovanni! E’ un errore molto comune: NON CI APPLICHIAMO. Ma sta tutta lì la differenza tra CHI ottiene RISULTATI e chi, pur “studiando”, non riesci a raggiungere gli obiettivi!
… è un cane che si morde la coda!
Per FARE occorre del materiale su cui lavorare, ma per procurarsi del materiale su cui lavorare occorre SAPER “fare”.
Si tratta molto spesso di colmare piccole lacune di conoscenza per poter riuscire a procurarsi il materiale per applicare la propria conoscenza.
Diciamo che i pilastri della conoscenza sono 3 (il mio contributo alla discussione):
– Aggiornamento (informarsi sul cosa accade nel mondo sull’argomento di interesse)
– Applicazione (messa in pratica delle cose che nel corso dell’aggiornamento hanno “convinto”)
– Divulgazione (pubblicazione di quanto appreso con l’applicazione della nuova conoscenza come risultato della propria esperienza, per consentire ad altri di ampliare la propria conoscenza)
Bello il tuo contributo Stefano! Se abbiamo compreso bene, anche per te “l’applicazione” è un passaggio importante, insieme all’aggiornamento e alla divulgazione.
Buonasera,Pasquale.E’ concreto ciò che hai menzionato sopra,ho conosciuto tanti amici che hanno fatto corsi solo per averli fatti.Il giorno seguente si sono sforzati più di prima.Ti faccio una domanda avendo un dubbio da molti anni: coach si diventa o si crea?Per il mio punto di conoscenza una scuola come la Tua dovrebbe avere due aule diverse per lo stesso corso.Cordiali saluti.Michele A.