fbpx

L’immagine che si presenta davanti agli occhi quando si parla di sconfitta è un po’ simile alla caduta di Rocky davanti al montante di Ivan Drago nella sua IV epica avventura. A terra! K.O.! Il vecchio (ed esperto) contro il giovane (e dopato) Ivan Drago.

Il momento in cui a terra ritrovi l’odore del sangue, del dolore. Certo, Rocky si diceva NON FA MALE nell’allenamento, ma… FA MALE.

Fa male cadere, fa male perdere.

Soprattutto quando sei di fronte ad un obiettivo in cui hai investito tanto, ti sei impegnato, hai messo tutto te stesso, senza colpo ferire, dedicando sere, giorni al tuo obiettivo.

E poi? Poi cadi. Perdi.

Non è semplice da digerire. Il sapore della sconfitta è salato e amaro, come il sangue nella bocca di Rocky.

E non puoi fare altro che ARRENDERTI.

Stare lì per terra e aspettare di IMPARARE QUALCOSA che serva a rialzarti. A risalire.

Perché è quello il momento più importante.

Il momento in cui le scene della tua vita, le COSE fondamentali di cui è fatta.

E’ quello il tempo in cui i pezzi di vita come pezzi di puzzle si presentano in un ordine tutto loro a scomporre l’immagine che ti eri portato nella testa come una possibile vittoria.

E puoi arrivare a scoprire cosa è andato storto, in quel film fatto a pezzi! Ritrovare pezzi che hanno funzionato (quello che sai fare) e pezzi che erano di altre storie, di altre immagini (che non ti hanno giovato).

Per alcuni si tratta di frazioni di secondo.

Ma per altri il dolore della sconfitta dura per molto tempo.

E cosa puoi fare? Piangere, disperarti, vivere come se obiettivi e tutto il resto non fossero più cosa tua.

Si, ogni tanto accade vero?

Scopri cadendo che i sogni che avevi non sono tuoi davvero.

Scopri nei lividi che ti sei portato a casa che gli obiettivi che ti eri disegnato nella testa non ti appartenevano fino in fondo.

Magari erano di tua madre, tuo padre, il tuo mentore, tuo nonno…e chissà chi altro.

Fa questo di buono PERDERE.

Ti butta a terra tutto intero.

Ti fa sentire bene il tuo corpo, anche se avresti fatto a meno del dolore e dei lividi.

Senti la tua superficie e anche quello che si muove dentro.

E che tu lo faccia da solo come ROCKY o con l’aiuto di qualcuno (Adriana era la sua coach emozionale, non c’è altro da dire) beh IMPARI qualcosa che conta sapere.

IMPARI che:

  • Alcuni obiettivi non sono tuoi; che vanno aggiustati, rimirati, rimessi in ordine;
  • Alcuni sogni non ti fanno emozionare, ma ti costano lo stesso. Il che ti riporta al punto 1);
  • Anche se sogni e obiettivi ti appartengono forse non hai saputo metterli bene a fuoco: te lo sei chiesto davvero se erano tutti sotto il tuo controllo? Se potevi iniziare e gestirli fino in fondo? Quale era la tua parte nel gioco? O hai preteso di giocarle entrambe e sei finito al tappeto?
  • Non puoi controllare tutto… ma puoi chiederti cosa puoi fare e fino a che punto, lasciando andare il resto e modificando solo quello che riguarda te stesso;
  • Puoi cominciare a capire se azioni, comportamenti, passi che compi sono davvero coerenti con quello che stai DICENDO di volere con tutto te stesso;
  • Quando c’è in ballo qualcosa di importante come un obiettivo vero, non c’è sacrificio che non si possa compiere e quell’allenamento ad ottenerlo è parte del gioco e va preso sul serio;
  • Quando credi davvero in quello che fai, ogni tappa è una conquista e ogni sconfitta è una conquista due volte, perché ti riporta sulla strada più coerente. La tua sconfitta è il tuo messaggio di DIVIETO DI ACCESSO verso una strada errata. Cambiare strada è PARTE DEL PERCORSO verso gli obiettivi;
  • Quando dai tutto troppo per scontato, probabilmente stai attingendo le tue abilità da meccanismi automatici, riducendone la potenza: la consapevolezza di gesti e azioni è in grado di dare forza e valore agli stessi, abbassando la sensazione di fatica;
  • Se hai fallito una volta, può accadere, certo ancora un’altra volta. Ma può anche accadere di imparare che c’è un PENSIERO in quella caduta che ti ha fatto inciampare. Trovalo, modificalo, possibilmente riscopri quello più adatto, coerente con quello che vuoi ottenere. E RIFAI nella mente il percorso, fino a che lo STOMACO e le tue sensazioni non ti diranno: OK;
  • Quello che sei e quello che fai non sono la stessa cosa. Perdere o Vincere appartengono al RISULTATO di una sequenza di AZIONI, di comportamenti, di scelte e decisioni. Appartengono a meccanismi di apprendimento, non a CHI SEI.

Chi sei, è tutto da scoprire, vedere, soprattutto sentire. Chi sei è parte delle cose che contano, dei pezzi di puzzle che hanno la forza di manifestarsi in te quando sei a CONTATTO con te (qualche volta a terra, qualche volta in piedi su un podio). Chi sei è totalmente diverso da ciò che f ai e persino da ciò che senti. Distinguere questo significa imparare la differenza tra ESSENZA e fatti.

Ecco, in questo riassumo parte del mio lavoro di COACH di fronte ad una perdita, una sconfitta. Non basta credere che si possa cambiare. E’ necessario essere orientati, guidati, allenati.

Perché come Rocky tu possa rialzarti, lasciar passare il dolore (infondo è temporaneo), ricordare ciò che conta, ciò per cui vale la pena (stavolta davvero) tirarsi su… e provarci ancora, e ancora e ancora, con senso pulito della direzione. E arrivare all’obiettivo: limpido, reale, sentito, autentico.

Perché che tu ci creda o meno, il punto di arrivo è anche il MOTIVO per cui inizi e sarà lo stesso che ti porterai nella testa durante il viaggio, ammesso che sia CHIARO, VERO, PASSIONALE, EMOZIONANTE. Ed è da lì che partiamo, OLTRE le paure.

E TU? Cosa vuoi veramente tanto da iniziare, continuare e arrivare?